MUTUO SOCCORSO
Ma Civitavecchia si è presa cura di lei, attraverso alcune persone che hanno cercato (e ci sono riuscite) di sostenerla d di tirarle su il morale. In primis, i titolari dell'hotel dove è stata indirizzata dall'Ambasciata argentina in Italia, che l'hanno coccolata il più possibile e che la donna non finisce di ringraziare. C'è Rino, «un angelo della luce» come lo definisce Isabel, che le apparve l'ultima notte in cui vide suo marito, il 23 marzo. Era su una barella dell'ospedale San Paolo, la vide tremare dal freddo e le portò una coperta. «Mi chiama sempre racconta Isabel - per sapere come sto e mi ha persino portato i vestiti di sua moglie perché sono rimasta senza, visto che non ho le valigie». C'è Fernanda, civitavecchiese di adozione e argentina di Cordoba, stessa provincia di Isabel, che le ha portato vestiti, regali e ha cucinato per lei, nonostante l'hotel le abbia sempre passato il vitto. E poi c'è Elena, una ragazza che ha conosciuto Isabel su segnalazione del Movimento dei Focolari, al quale appartengono i genitori e che è stata inviata perché conosce lo spagnolo. «Mi ha fatto capire che all'inizio è stata davvero dura racconta - perché era sola. Ma poi la voce si è sparsa e ha ricevuto tantissime dimostrazioni di affetto. Non riesce a descrivere l'aiuto e l'amore che ha ricevuto da persone che in realtà all'inizio erano sconosciute. Per questo, nonostante il dramma che ha vissuto e che è legato a questo viaggio, di Civitavecchia avrà sempre un bel ricordo». Elena ha aiutato Isabel, portandole dei libri e un iPad per leggere gli ebook più comodamente che dal telefonino. Le ha scritto quasi tutti i giorni, come si fa con un'amica.
LA BUONA NOTIZIA
Poi ieri è arrivata una bella notizia. «Mi ha detto che domani riescono a farla rientrare in Argentina continua la ragazza portando con sé le ceneri del marito. Per questo sono andata a salutarla: è stato un incontro commovente e non siamo riuscite a trattenere le lacrime. Ritorna finalmente nel suo Paese, dopo più di un mese passato da sola in terra straniera. Non posso immaginare il dolore che prova. Mi ha raccontato di quanto il marito amasse viaggiare, di quanti bei ricordi ha di quei 54 anni passati insieme. Isabel è forte, non so come abbia fatto tutto questo tempo qui lontana dalla sua famiglia. Dice che non si dimenticherà mai di me. E come potrò dimenticarla io? Una bella storia. Seppure triste, mi ha fatto però riflettere sui rapporti umani: mai risparmiarci».
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