MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Suicidio Mercedes, ma la Rossa non è pronta: è l'ora del baby Verstappen

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Mercoledì 18 Maggio 2016, 04:24
Nato per vincere. Appena maggiorenne, e con una licenza di guida con cui in Italia potrebbe guidare solo le vetture per neopatentati, Max Verstappen domina a Montmelò diventando il pilota più giovane ad aver mai trionfato in un gran premio di Formula 1. La Ferrari sorride, ma a Maranello non c’è gioia. Entrambe le Rosse salgono sul podio, con Raikkonen che precede Vettel. Come ha dichiarato subito dopo la bandiera a scacchi Arrivabene, però, non era questa la doppietta che sognavano i ragazzi del Cavallino “guidati” al box dal presidente Marchionne in persona.

Nella corsa che doveva segnare l’inizio della riscossa si è infatti verificato un evento propiziatorio: le due invincibili Mercedes, che finora avevano sempre impedito alle SF16-H di avvicinarsi alla coppa del vincitore, si sono autoeliminate con uno scellerato incidente alla terza curva, davanti agli occhi sgranati di Didier Zetsche, il grande boss della Daimler, planato in Catalogna per festeggiare l’ennesima sfilata delle Stelle allo sbarco in Europa. Grande imbarazzo fra i vertici del team con Niki Lauda che puntava il dito contro Hamilton e un Toto Wolff più diplomatico nel tentativo di dividere le colpe ed evitare la penalizzazione di uno dei due galletti al prossimo GP di Montecarlo.

Per le Frecce d’Argento doveva essere una passeggiata e probabilmente lo sarebbe stata perché i bolidi grigi non erano mai sembrati tanto in forma adattandosi perfettamente ad una pista che amano e sulla quale avevano già dimostrato tutta la loro superiorità nei test invernali. I tecnici di Stoccarda avevano pure aggiornato quei particolari della power unit che nelle prime gare si erano dimostrati fragili, soprattutto sulla monoposto di Hamilton. Invece niente. Anche se le dichiarazioni finora erano state distensive, la pressione fra Nico e Lewis era esasperata e si è verificato quello che non dovrebbe mai accadere fra compagni di squadra.

Difficile stabilire di chi sia la colpa, ma come ha detto Niki l’errore sembra più del campione del mondo che ancora una volta aveva sbagliato la partenza ed ha tentato subito l’attacco per riprendersi la testa. Un sorpasso fra amici certo si può fare, ma senza prendere rischi; invece il britannico è andato incontro all’incognito poiché quello non è normalmente un punto di sorpasso, nemmeno fra acerrimi rivali e con vetture in condizioni diverse. In quel momento, invece, le Frecce avevano le stesse gomme ed erano riuscite a mantenere le prime due posizioni creando le condizioni per una cavalcata trionfale.

Nel dopo gara nessuno ha esasperato gli animi e dopo lunghe riunioni sono trapelate alcune spiegazioni: sembra che Nico non avesse spinto i bottoni giusti e la sua power unit non erogasse tutta la potenza necessaria, ma per come è scattato al semaforo la circostanza appare poco credibile. In ogni caso con due monoposto in testa pronte ad andare in fuga e ad ipotecare il Mondiale bisogna essere molto cauti se chi è davanti si sposta da una parte. Hamilton ha fiutato che se Nico avesse vinto la quinta corsa di fila sarebbe diventata dura e si è buttato in un varco troppo stretto.

Fuori causa le Mercedes doveva essere l’occasione per tingere la corsa spagnola di rosso; invece hanno continuato a ruggire come avevano fatto nelle qualifiche le Red Bull e in cattedra è salito baby Verstappen all’esordio con la prestigiosa monoposto. Ferrari e Red Bull hanno preso a marcarsi e Ricciardo, per seguire la strategia di Vettel ha buttato la vittoria chiudendo solo quarto. Quando ha deciso di rimanere in pista, mentre Max si fermava marcato da Raikkonen, l’australiano infatti era in testa. Sia come sia, Max ha guidato da veterano disputando mezza gara con un treno di gomme su una pista molto abrasiva.

L’olandesino ha controllato Raikkonen con grande freddezza, senza la necessità di fare manovre azzardate. Più duro il duello fra Seb e Daniel con il tedesco che ha tenuto la posizione, ma non può certo essere soddisfatto: se le Mercedes non si fossero suicidate e Ricciardo avesse fatto la stessa strategia di Verstappen, Seb sarebbe arrivato quinto o sesto. Le parole di Marchionne sintetizzano perfettamente la situazione: «Non mi piace gioire per le disgrazie altrui, mi dispiace per l’amico Zetsche, certe cose non dovrebbero accadere fra compagni. Noi dobbiamo preoccuparci della nostra macchina e continuare a lavorare, così non basta».
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