Fu lo stesso uomo simbolo dell’Illuminismo, a dire il vero, a dedicare la sua opera a papa Benedetto XV, che non colse la sottile ironia. Il dramma fu concepito nel 1736, ma sembra scritto ieri. Uno dei protagonisti si chiama Palmira (sì, proprio come l’antica città siriana in balia dall’Isis): si tratta di una schiava di Maometto che si rivolta contro il suo padrone. Ma è lo stesso Voltaire, in una lettera a Federico II di Prussia, a spiegare che fu “l'amore per il genere umano e l'orrore per il fanatismo” a spingerlo a scrivere la sua opera.
Lampi
di Riccardo De Palo
Quando la libertà è sotto attacco. L'oscurantismo spegne la Ville Lumière
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 17:40
“La libertà basta volerla”, diceva Marguerite Yourcenar, una delle menti più lucide della letteratura francese. Chissà cosa direbbe oggi l’autrice di “Memorie di Adriano”, così nemica di qualsiasi oscurantismo, se potesse vedere la Ville Lumière, la città della luce, così brutalizzata, le strade deserte, irriconoscibile. Chissà cosa direbbe Voltaire, l’autore di Candido, che ci metteva in guardia dalla natura umana, e da questo stesso mondo, ben lungi dall’essere “il migliore dei mondi possibili”. Forse avrebbe timore di essere di nuovo frainteso. Come i vignettisti di Charlie Hebdo, uccisi per un innocente disegno. Quando scrisse la tragedia “Maometto, ossia il fanatismo” contro le intolleranze religiose, il filosofo dei Lumi fu costretto a sospendere le rappresentazioni. Perché la Chiesa cattolica (e non qualche movimento islamico) credeva di essere stata presa a bersaglio.
La trama, sottolinea, è “atroce”. Non solo per i crimini “in nome di Dio” che racconta, ma perché “tutti quelli che hanno commesso in buona fede crimini di questo tipo erano dei giovani”. Sembra che parli dei kamikaze di questi giorni. Che si aggiravano, tra l'altro, proprio dalle parti di un boulevard intitolato al maestro dell'Illuminismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA