Lampi
di Riccardo De Palo

Quando la libertà è sotto attacco. L'oscurantismo spegne la Ville Lumière

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Sabato 21 Novembre 2015, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 17:40
“La libertà basta volerla”, diceva Marguerite Yourcenar, una delle menti più lucide della letteratura francese. Chissà cosa direbbe oggi l’autrice di “Memorie di Adriano”, così nemica di qualsiasi oscurantismo, se potesse vedere la Ville Lumière, la città della luce, così brutalizzata, le strade deserte, irriconoscibile. Chissà cosa direbbe Voltaire, l’autore di Candido, che ci metteva in guardia dalla natura umana, e da questo stesso mondo, ben lungi dall’essere “il migliore dei mondi possibili”. Forse avrebbe timore di essere di nuovo frainteso. Come i vignettisti di Charlie Hebdo, uccisi per un innocente disegno. Quando scrisse la tragedia “Maometto, ossia il fanatismo” contro le intolleranze religiose, il filosofo dei Lumi fu costretto a sospendere le rappresentazioni. Perché la Chiesa cattolica (e non qualche movimento islamico) credeva di essere stata presa a bersaglio.

Fu lo stesso uomo simbolo dell’Illuminismo, a dire il vero, a dedicare la sua opera a papa Benedetto XV, che non colse la sottile ironia. Il dramma fu concepito nel 1736, ma sembra scritto ieri.  Uno dei protagonisti si chiama Palmira (sì, proprio come l’antica città siriana in balia dall’Isis): si tratta di una schiava di Maometto che si rivolta contro il suo padrone. Ma è lo stesso Voltaire, in una lettera a Federico II di Prussia, a spiegare che fu “l'amore per il genere umano e l'orrore per il fanatismo” a spingerlo a scrivere la sua opera.

La trama, sottolinea, è “atroce”. Non solo per i crimini “in nome di Dio” che racconta, ma perché  “tutti quelli che hanno commesso in buona fede crimini di questo tipo erano dei giovani”. Sembra che parli dei kamikaze di questi giorni. Che si aggiravano, tra l'altro, proprio dalle parti di un boulevard intitolato al maestro dell'Illuminismo.

Oggi, intellettuali alla moda come Michel Houellebeq potranno dire (a ragione) di avere previsto tutto. Il romanzo “Sottomissione” immagina una Francia del futuro in cui l’estrema destra e i musulmani si scontrano al ballottaggio delle presidenziali, e in cui questi ultimi alla fine prevalgono. Niente di più di una fotografia dell’esistente, pubblicata a pochi giorni dalla strage di Charlie. Ma oggi è la stessa cultura francese (e quindi anche la nostra) ad essere presa a bersaglio. Gli integralisti distruggono le rovine di Palmira o i Buddha di Bamyan perché li ritengono simboli di una civiltà “nemica”. Colpiscono Parigi perché persino motti come “liberté, égalité, fraternité” risultano a loro estranei. Sorvoliamo su quali aberrazioni mentali possano condurre a simili orrori, tipicamente umani. La volpe, in fondo, uccide la gallina per mangiarsela, non per godere della sua sofferenza. Forse è vero, come diceva Camus, che dentro ogni uomo alberga un gangster, pronto a governare con la violenza. Ma persino Voltaire, oggi, resterebbe ammutolito. C’è un limite invalicabile, che ora è stato violato. Mai smettere di desiderarla, la libertà. La storia, in fondo, è solo una serie di orrori che nessuno è riuscito a prevenire.
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