Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

"Ogni riferimento è puramente casuale" di Manzini, viaggio esilarante nel mondo degli scrittori italiani

Antonio Manzini
di Riccardo De Palo
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Venerdì 3 Maggio 2019, 00:19
Antonio Manzini si concede una breve vacanza da Rocco Schiavone per pubblicare una raccolta di spassosi racconti satirici, dedicati al mondo dell'editoria, "Ogni riferimento è puramente casuale", appena arrivato in libreria; e si capisce subito che la sua penna non farà prigionieri.

Samuel Protti di "Lost in presentation" è il prototipo del giovin scrittore de noantri: trentaquattro anni, la barba rossiccia, il tabacco con i filtrini ecostenibili, una vita dissipata tra i pub romani del Pigneto e le invettive affidate a un blog letterario. È un esperto di letterature (molto) marginali e innamorato dello scrittore fantasma Alvaro Careddu. Viene lasciato dalla fidanzata (giustamente) con un sms: «Addio Samuel, tante care cose». Pubblica finalmente un libro, dal titolo lapidario: "L'altra bellezza". E finisce in una maratona infinita di "presentation", tra alberghi di infima categoria e domande del pubblico (sempre le stesse).

Il mondo dell'editoria di Manzini è un inferno babelico, dove imperano le regole del profitto a scapito del buonsenso, dove anche i ringraziamenti da apporre alla fine del romanzo diventano uno scoglio impossibile da valicare. Curzio Biroli è un critico letterario in là con gli anni, incattivito dalla quantità di libri illeggibili che riceve. Strappa le pagine de "Il mistero del templare sfregiato" e dell'ennesimo giallo, causando qualche sussulto alla moglie ancora addormentata. Quando gli arriva il libro del veejay di turno, incapace di scrivere una frase in italiano, ma molto raccomandato dalla casa editrice importante, rifiuta di occuparsene. Contro di lui verranno usate le armi pesanti, che avranno il viso (e le forme) di Adoración Moretti, irresistibile addetta stampa incline al tacco 12 e dagli ingaggi a molti zeri.

Javier Álvarez è uno scrittore peruviano divenuto «una stella del firmamento letterario», una vera gallina dalle uova d'oro, che approda a Malpensa per presentare il suo nuovo libro, per la gioia dell'editore Sintas. Si scatena un nuovo inferno di presentazioni (anzi, di presentación) fino all'epilogo surreale (assolutamente da non spoilerare).

In fondo, siamo sempre nel territorio del noir, in un ambiente dominato dalle speranze (che, si sa, non muoiono) degli autori esordienti, degli aspiranti librai che vogliono soltanto «vendere la cosa più difficile che possa esistere: i libri»; e naturalmente l'affare si complica. La pubblicazione diventa una sorta di maledizione, lo scrittore di turno finisce per vendere (letteralmente) l'anima al demonio, il solo che possa fornire recensioni adeguate. Il processo (kafkiano) de "L'arringa finale" è un'esplosione esilarante di retorica, in cui emerge l'ennesimo incubo: la dedica al lettore sconosciuto. La realtà, a volte, supera la fantasia. O viceversa.
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