Sul banco degli imputati, la pesca industriale che, oltretutto, insieme ai tonni, è responsabile della cattura di altre specie pelagiche fondamentali per l'ecosistema marino, come gli squali. Lo studio, guidato dall'Institute for the Oceans and Fisheries della canadese British Columbia University, in collaborazione con l'associazione parigina Bloom, del Programma per gli affari marini dell'Università canadese di Halifax, Dalhousie e della Scuola di Scienze Biologiche dell'Università dell'Australia Occidentale, ha preso in esame i dati relativi alla pesca del tonno con riferimento alla sostenibiltà della stessa.
Così, i numeri raccolti dai ricercatori, coordinati dalla dottoressa Angie Coulter, dell'ateneo di Vancouver, non si sono fatti attendere. Raccontano della pesca estrema che interessa le specie di tonno prelevate da mari e oceani che si traduce in cifre impressionanti. Basti pensare che, se si prendono in esame le due specie più cacciate in assoluto, il tonno pinna gialla e il tonnetto striato, il risultato è di 4 milioni di tonnellate prelevate all'anno.
Di contro, il calo delle catture che interessano il pregiato tonno rosso (Thunnus thynnus) specie assai apprezzata per la preparazione di costosissimi sushi, conferma la classificazione di specie in pericolo di estinzione che lo vede iscritto nell'elenco dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Ma non è tutto. Analizzando gli ultimi 60 anni di pesca al tonno, è stato evidenziato che le catture, globalmente, sono aumentate del mille per cento.
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