Truffa del Covid, società sportiva incassa risarcimenti non dovuti: blitz della Finanza

Truffa del Covid, società sportiva incassa risarcimenti non dovuti: blitz della Finanza
di Marcello Ianni
2 Minuti di Lettura
Sabato 10 Febbraio 2024, 07:12

Fanno richiedere ai ragazzi i contributi per le società sportive in sofferenza causa Covid, ma invece di aiutarli li mettono nei guai con la legge. Il Gruppo della Guardia di Finanza dell’Aquila, diretto dal tenente colonnello Luca Lauro, ha scoperto e sventato una truffa ai danni dello Stato riguardo ai fondi elargiti su disposizione del Decreto Cura Italia e dei successivi, per affrontare l’emergenza economica scaturita dalla pandemia di Covid-19.

Nel corso dell’operazione delle Fiamme Gialle sono stati sequestrati 115 mila euro ottenuti ingiustamente, tramite false attestazioni, dai tesserati collaboratori dell’Associazione sportiva dilettantistica. L’irregolarità secondo l’accusa è legata al fatto di non aver mai percepito, neanche sotto forma del “rimborso spese”, alcun compenso sportivo prima dell’emergenza pandemica, conditio sine qua non per poter presentare l’istanza per l’ammissione al beneficio economico in questione. Secondo le accuse, mosse dal sostituto procuratore della Repubblica, Simonetta Ciccarelli, i collaboratori sportivi hanno ottenuto la prebenda pubblica con la compiacenza del presidente F.L. e del segretario amministrativo dell’Asd, R.P., a quanto pare allegando nella domanda accordi di rimborso spese «predatati e posticci».

L’attività investigativa ha permesso di segnalare 32 persone alla Procura della Repubblica dell’Aquila. Il sequestro della somma è stato disposto dal Giudice per le indagini preliminari sempre su richiesta del pubblico ministero titolare del fascicolo. «La truffa in danno dello Stato - si legge in una nota delle Fiamme gialle - è consistita nel formare, successivamente alla data di emanazione dei provvedimenti governativi di sussidio, contratti di collaborazione, appositamente retrodatati, che prevedessero a favore dei tesserati dei rimborsi che, nella realtà, non erano mai stati concordati né versati in precedenza».

Nello specifico, come spiegano gli agenti della Guardia di Finanza, i due responsabili dell’associazione avrebbero ideato e predisposto gli accordi di rimborso spese retrodatati, contattando ogni singolo giocatore, attraverso la piattaforma di messaggistica istantanea “WhatsApp”, facendosi mandare la foto delle firme, che, successivamente, avevano scansionato e riportato sugli accordi stessi, allegati alle domande presentate, facendo, indebitamente, ottenere ai tesserati (molti all’epoca dei fatti minorenni) l’indennità collaboratori sportivi per gli anni 2019/20 e 2020/21 per 115 mila euro.

L’articolata attività investigativa, condotta nell’ultimo anno e mezzo, è stata avviata a seguito della segnalazione pervenuta dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie di Roma, «a dimostrazione di quanto le sinergie fra gli organi centrali ed i Reparti operanti sul territorio siano necessarie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA