Tronchi, macerie, promesse: Rigopiano nove mesi dopo

Tronchi, macerie, promesse: Rigopiano nove mesi dopo
di Berardo Lupacchini
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Martedì 17 Ottobre 2017, 18:10 - Ultimo aggiornamento: 18:53
FARINDOLA Due milioni di euro per bonificare gli otto ettari dell'area del disastro dell'Hotel Rigopiano, poi i discorsi dovranno affrontare il futuro del versante vestino del Gran Sasso messo in ginocchio dal clima e dalle scosse di terremoto. Farindola, di cui la località montana di Rigopiano, a 1200 metri di quota, è parte, è stata inserita nel cratere sismico e dunque può contare su una serie di agevolazioni finanziarie e fiscali. La localizzazione di una tappa del prossimo Giro d'Italia è stata annunciata come certa dalla Regione e dovrebbe servire come vetrina per un rilancio della zona che fa delle bellezze naturalistiche e dei prodotti della terra il suo punto di forza. Insomma, da quella anomala calamità (qui la chiamano nevemoto) alle opportunità di una ripresa non facile, ma possibile di certo. La rinascita di una locanda con ristorante ed alcune camere l'estate scorsa, La Cuccumella, è di sicuro un segnale. L'azienda Martinelli, simbolo del pecorino di Farindola, che ha ripreso a produrre dopo aver perso quasi tutte le strutture produttive, ne è un altro.

Per ora si ragiona in questi termini a nove mesi dalla tragedia di Rigopiano, da quel pomeriggio del 18 gennaio quando una anomala valanga ha distrutto il resort di lusso frequentato dai vip, uccidendo 29 persone che non riuscirono a mettersi in salvo per le condizioni impraticabili della provinciale ricoperta da due metri di neve.

OTTOMILA TONNELATE - Intanto, c'è da ripulire il luogo del disastro, che oggi si presenta nelle condizioni desolate documentate dalle foto più recenti. I dati: vanno rimosse seimila tonnellate relative ai resti dell'albergo ed altre duemila di legna causata dagli alberi trascinati a valle dalla forza mostruosa di una valanga che si è staccata dal sovrastante monte Siella (2.024 metri). Una spesa di 110 euro a tonnellata su cui sta valutando la congruità la Protezione civile: i detriti dell'operazione Rigopiano sono stati equiparati alle macerie del sisma. È il servizio gestione rifiuti della Regione, guidato da Franco Gerardini, ad occuparsi della bonifica dell'area. La rimozione della legna è la prima tappa ed in queste ore è previsto l'avvio dei lavori. Bisogna far presto, al massimo in quaranta giorni, prima che arrivino l'inverno e la neve ai 1.200 metri: da fine novembre a febbraio le opere saranno sospese. Il legname sarà venduto dal Comune di Farindola alle ditte che vi operano. Ilario Lacchetta, primo cittadino del piccolo centro montano, si trova così a giocare un ruolo delicatissimo per il futuro della sua comunità e nel frattempo deve difendersi dalle accuse di omicidio e disastro colposo che la procura della Repubblica di Pescara muove a lui, al presidente della Provincia Antonio Di Marco, oltre ai tecnici dei due enti, in relazione alla tragedia del 18 gennaio. Poi toccherà allo smaltimento degli inerti, cioè i resti dell'albergo, che saranno conferiti in discarica. Il tutto informando il comitato delle vittime di Rigopiano.

LA VOCE DEL TERRITORIO - Da parte sua, il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha annunciato anche la riqualificazione dell'asse viario Rigopiano-Castelli e Rigopiano-Farindola-Montebello di Bertona-Penne. «Qui la situazione è drammatica», commenta senza tanti giri di parole Romano Scarfagna, ex sindaco di Farindola, assessore provinciale, parlamentare. «C'è da ricostruire un tessuto socio-economico e soprattutto le infrastrutture. Credo ben poco alle promesse di D'Alfonso e di altri amministratori pubblici. Le strade sono impraticabili in molti punti. Ben venga il Giro d'Italia se in effetti riuscirà a cancellare questa situazione di degrado. Qui la gente è stufa delle promesse e di una politica clientelare fine a se stessa e fatta di annunci. Questo versante del Pescarese deve essere rimesso in carreggiata. La stessa Penne deve poter tornare a contare».

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