L'Aquila, sentenza Grandi Rischi
richiesti i soldi ai familiari

L'Aquila, sentenza Grandi Rischi richiesti i soldi ai familiari
di Marcello Ianni
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Sabato 28 Marzo 2015, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 13:14
L'AQUILA Due pagine telegrafiche, un vero e proprio «atto di messa in mora e intimazione di pagamento» per i familiari delle vittime del terremoto che hanno goduto delle somme provvisionali dopo la condanna in primo grado dei sette membri della commissione Grandi Rischi e che alla luce della sentenza di Appello devono ora restituire, «senza indugio» oltre alle somme per le spese di giustizia e gli interessi legali maturati al 28 febbraio 2015. E ora, a distanza di una settimana circa dall’anniversario dell’immane tragedia, spunta l’ultima beffa per le parti civili del processo alla commissione Grandi rischi, ribaltato in Appello con 6 assoluzioni degli esperti, e una parziale condanna, che hanno spazzato via la pesante sentenza di primo grado.

LA LETTERA

Alla luce del verdetto di secondo grado, infatti, Franco Gabrielli in persona, capo del dipartimento della Protezione civile, in due pagine da lui firmate e fatte recapitare alle parti civili (ad esempio alla famiglia Fioravanti, rappresentata dall’avvocato Fabio Alessandroni, tra i primi a ricevere l’atto), sta “bussando” in questi giorni per richiedere le somme già incassate dal totale di 7,8 milioni di euro che il giudice Marco Billi aveva disposto come provvisionale, ossia risarcimento immediatamente esecutivo. «Si invita - si legge nell’atto che ha la dicitura “Richiesta restituzione somme” - e si diffida alla restituzione delle somme percepite e a corrispondere senza indugio e comunque entro 30 giorni dal ricevimento della presente, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento della Protezione civile, l’importo di 203 mila euro (nel caso specifico ndr) oltre le spese legali 1.573 euro, oltre a 2 mila euro di interessi» calcolati dal momento della sentenza di primo grado fino al 28 febbraio 2015.

LA CAUSALE

L’atto si conclude con le istruzioni di pagamento, con le indicazioni della causale: «Restituzione della provvisionale liquidata» e con il numero di fax «al fine di comprovare l’avvenuto pagamento» da «trasmettere immediatamente allo scrivente» utilizzando in caso anche la posta certificata (Pec). Sul fronte del risarcimento del danno, c’è da dire che le parti civili si sono mosse in modo differente dopo la sentenza del tribunale dell’Aquila. C’è chi addirittura non ha atteso neanche la sentenza di primo grado per avviare l’istanza in sede civile e c’è chi, invece, ha deciso di aspettare la conclusione dell’iter giudiziario penale complessivo, quindi non solo l’Appello, ma anche l’eventuale terzo grado di giudizio in Cassazione, per iniziare il percorso. Per questi ultimi, solo quando la sentenza diventerà definitiva sarà quindi possibile avviare le cause in sede civile.

IL VERDETTO

La sentenza di primo grado del giudice Billi, tuttavia, aveva previsto alcune provvisionali per i familiari delle vittime, da liquidare entro 90 giorni, suddivisi in due liste distinte di parti civili: una prima di 42 persone e una seconda di 13, tra vittime ed eredi diversi tra loro. Tra chi ha percepito la provvisionale, con somme variabili tra i 100 mila e i 200 mila euro a parente, ci sono, però, anche eredi delle 16 vittime per le quali De Bernardinis è stato assolto dal collegio presieduto dal giudice Fabrizia Francabandera. Ma lo Stato anziché attendere il verdetto della Cassazione, cui è stato fatto ricorso ha preferito “battere cassa” da subito.
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