Terremoto, settimo anniversario:
tra "cartelloni" e balconi che cadono
​ora serve un progetto vero

Terremoto, settimo anniversario: tra "cartelloni" e balconi che cadono ora serve un progetto vero
di Angelo De Nicola
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Mercoledì 6 Aprile 2016, 10:08
L'AQUILA - “Cartellone” degli eventi e Progetto Case. A stringere, sono questi i nodi (non solo in gola) del settimo anniversario. Questioni calde e difficili da affrontare al netto delle emozioni. Questioni che scontano entrambe un vizio di fondo: la mancanza di un progetto, di un’idea definita e strategica.

Personalmente ho partecipato soltanto alla prima edizione della fiaccolata nel 2010. Non per un’improvvisa allergia alle “passerelle” (fanno parte del “gioco”) nè per polemica (non se ne fanno sui nostri morti) ma per un modo mio di vivere il dolore. Un pudore del dolore. Per questo motivo, durante la seconda edizione, proprio all’avvio del corteo silenzioso, me ne andai a casa. Ognuno vive il dolore a modo suo. Epperò, la riflessione che, con coraggio, per primi hanno sollevato quest’anno gli stessi parenti delle vittime, è certamente la spia di un disagio che serpeggia tra i “figli” del terremoto. Sì, perchè la fiaccolata e, soprattutto, il cartellone degli eventi varato, attorno ad essa, quest’anno dal Comune, stonano col dolore dell’anniversario. Ha senso questo fiorire “a ricordo delle vittime” di concerti, eventi, spettacoli, manifestazioni, convegni, iniziative? O non sarebbe meglio organizzare un unico evento (pensato e supportato, per esempio, da tutte le Istituzioni culturali cittadine) e un unico momento di approfondimento su tema quale per esempio la sicurezza? Ha senso il lutto cittadino con le scuole aperte? Il settimo anniversario ci dice che occorre un progetto.
Mentre piovono balconi, un’indagine dice che chi vi abita non se ne vuole andare. Perchè in quel contesto, soprattutto le persone anziane, hanno ricostruito un loro “mondo” di relazioni, abitudini, sicurezze. Di fronte a questa situazione, nel corso del settimo anno P.S. (Post sisma) sono piovute le ipotesi più disparate. «Abbattiamo i Progetti Case», «No, mettiamoci giovani coppie e famiglie in difficoltà», «No, usiamoli per gli immigrati», «Ma no, facciamone campus per studenti universitari»...

Passata ormai da tempo al Comune la patata bollente della gestione e manutenzione dei Progetti Case “figli” della Protezione civile targata Bertolaso, ora sarebbe il caso di chiarirsi le idee su cosa farne e come non farsi trascinare nel baratro da un fallimento gestionale legato alle 19 new town. Il settimo anniversario ci dice che occorre un progetto.
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