Omicidio di Teramo, il figlio: «Non volevo ucciderlo, ma papà era aggressivo». Le cinghiate se Francesco non prendeva voti alti a scuola

«Ho preso il coltello solo per spaventarlo». L’ennesima lite finita in tragedia. La mamma aveva lasciato al 49enne una somma di denaro di sui però non poteva disporre

Omicidio di Teramo, il figlio: «Non volevo ucciderlo, ma papà era aggressivo». Le cinghiate se Francesco non prendeva voti alti a scuola
di Teodora Poeta
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Giovedì 23 Novembre 2023, 11:31

«Non volevo uccidere. Ho preso il coltello solo per spaventare mio padre». È stata questa la spiegazione che, ieri, Francesco Di Rocco, il 49enne di Teramo accusato di aver ammazzato per futili motivi l’anziano padre 83enne nella cucina della loro abitazione in viale Crispi, ha fornito al giudice Marco Procaccini nel corso dell’udienza di convalida che si è svolta nel carcere di Castrogno. Tra i due, ha raccontato, il loro rapporto da sempre molto difficile e complicato, si era ulteriormente deteriorato dopo la morte della mamma avvenuta due anni fa. Eppure Francesco non ha mai pensato di abbandonare il padre Mario che nei suoi riguardi sarebbe sempre stato un padre padrone. «Non lo avrei mai lasciato da solo, né ho mai pensato di poterlo mettere in una casa di riposo – ha detto al giudice - ma ho sempre pensato che lo avrei accudito io da anziano».


SENZA AMICI
Questo nonostante fosse diventato «più aggressivo» dopo la morte della moglie nei suoi confronti e nonostante i comportamenti sempre avuti con il figlio di cui tutti erano a conoscenza. Sono proprio gli amici del liceo classico, che Francesco ha frequentato con ottimi voti, che oggi raccontano delle «cinghiate che prendeva dal padre se non riusciva ad ottenere tutti nove e dieci nelle materie scolastiche». Crescendo la situazione è peggiorata in casa.

Al giudice ha raccontato della reazione avuta dal padre dopo che un suo conoscente recentemente era andato a fargli visita: «Ha fatto il finimondo». Una reazione spropositata che l’anziano però ha sempre avuto, tant’è che Francesco è rimasto isolato e dopo il primo giorno di carcere ha ammesso di non aver mai socializzato così tanto. A scatenare la sua ira, lunedì sera, è stata «l’ennesima lite». Lo ha ribadito. Il padre lo aveva rimproverato perché aveva attaccato degli adesivi su un’insalatiera. Ma tra i due, ormai, non c’era più alcun dialogo. Solo alterchi. Neanche il buongiorno al mattino. «Si rivolgeva a me a gesti», ha continuato durante l’udienza di convalida. A mezzanotte l’anziano aveva messo una sveglia in casa e appena suonava Francesco doveva smettere di guardare la televisione e andare a dormire. Ordine e precisione. Chi aveva la gestione di tutto era l’83enne, che mensilmente controllava anche una somma di denaro che la mamma, dopo la morte, aveva lasciato al figlio. Soldi che Francesco però non poteva spendere. Ma se è vero che non esistono pregresse denunce o interventi dei carabinieri per violenze familiari, è altrettanto vero che solo adesso il 49enne sta cominciando a parlare di violenze psicologiche subite da parte del padre per anni e anche di presunte violenze fisiche che avrebbe subito sua madre. Una donna che probabilmente è riuscita a mantenere il fragile equilibrio in casa, la cui assenza ha poi segnato inesorabilmente la rottura tra padre e figlio.

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Il gip si è riservato sulla convalida dell’arresto, mentre il difensore del 49enne, l’avvocata Federica Benguardato, ha chiesto gli arresti domiciliari e l’obbligo del braccialetto elettronico. Stamattina verrà affidato l’incarico al medico legale Cristian D’Ovidio per l’autopsia. Per uccidere il padre, Francesco ha utilizzato un coltello trovato in cucina e sequestrata dopo che lui stesso ha chiamato il 118 per consegnarsi e far così scattare l’arresto. Al momento dell’arrivo dei carabinieri l’83enne era ancora in vita, anche se in gravissime condizioni: è deceduto nella notte all’ospedale Mazzini.

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