Pensioni povere, quando gli ex artigiani diventano svuota-cantine, autisti e giardinieri per sopravvivere

Il segretario di Spi Cgil: "Il 52 per cento dei pensionati teramani ha un assegno inferiore ai mille euro"

Pensioni povere, quando gli ex artigiani diventano svuota-cantine, autisti e giardinieri per sopravvivere
di Maurizio Di Biagio
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Sabato 24 Febbraio 2024, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 10:11

Sono artigiani o commercianti di Teramo in pensione e malgrado 40-45 anni di contributi, fanno fatica ad arrivare a fino mese. E allora ecco che ci si ingegna in mille modi pur di raggranellare qualche soldo in più per pagare l’affitto e le spese quotidiane che possono essere le medicine o la spesa al supermercato. Allora si lavano le auto per altri, si accompagna una donna anziana dal medico, si svuotano i fondaci e si tinteggiano le pareti se si è ancora in forma, questo per portare a casa qualche soldo in più e arrivare a fine mese in modo dignitoso.
«Il 52 per cento dei pensionati teramani ha una pensione inferiore ai mille euro – dichiara Luigi Scaccialepre, segretario Spi Cgil - di certo l’inflazione ha peggiorato le cose perché non ci sono stati adeguamenti sufficienti, non si è recuperato ciò che si è perso negli ultimi anni, soprattutto nel periodo 2014-2020, poi l’adeguamento è ripartito nel 2021 ma è stato troppo tardi, sono state coperte solo in parte le esigenze dei pensionati che hanno perso tanto potere d’acquisto».
Franco Di Pietrantonio, 75 anni, falegname da una vita conduce una vita tenendo bene a mente le spese, senza nessun eccesso che, peraltro, non si può permettere. «Prendo 750 euro di pensione malgrado 45 anni di contributi, pago 250 euro di affitto per la casa ed altre 200 per il locale dove ancora sbrigo qualche lavoretto per sopravvivere e ingannare il tempo. Ho iniziato a lavorare quando avevo 12 anni con mio padre. Gli artigiani hanno fatto sempre la fame. Qualche sfizio, però, me lo tolgo: una consumazione al bar con gli amici non la faccio mancare. Non ho i soldi, ma sono sereno lo stesso, mi bastano 5 euro al giorno per tirare avanti. Ringrazio sempre Dio quando la mattina apro gli occhi». Franco è uno dei pochi che non ha problemi a parlare apertamente, mentre Antonio (nome di fantasia), 70 anni,  preferisce l’anonimato, racconta di essere in pensione da qualche anno, ha una patologia che lo tormenta: «Ho comprato un tapis roulant per restare in forma, del resto ho fatto sempre sport nella mia vita, ho 700 euro di pensione, ma mi arrabatto lavando le auto, oppure accompagnando qualche signora che non ha la patente dal medico o al supermercato, cerco di essere attivo anche per non pensare al brutto della mia malattia».

 Un tappezziere, 68 anni, anche lui preferisce rimanere anonimo, racconta la sua condizione di pensionato-povero che non può permettersi di non lavorare: da due anni e mezzo è andato in pensione con un assegno da 650 euro (ora diventate 750) al mese «ma, dopo 43 anni di attività, sto continuando a lavorare, versando regolarmente tutti i contributi perché non ce la faccio con quei soldi ad andare avanti: quindi da un lato l’Inps mi dà la pensione dall’altro però io continuo a versarle i contributi. Non voglio fare come tanti che lavorano in nero, non è nel mio stile e non lo farò mai. Oltretutto gli aumenti pensionistici sono minimi: dopo 5 anni mi è scattato l’aumento di 20 euro al mese». Infine, c’è il 69enne Mariano (nome di fantasia, anche lui preferisce non comparire) che per sopravvivere alla sua pensione bassa si è reinventato come tuttofare: «Faccio ad esempio lo svuota cantine, lavoro che con il 110% è stato molto richiesto, poi tinteggio le case, curo i giardini, faccio dei lavori sul cartongesso, aiuto chi trasloca ed anche gli anziani prestando una certa assistenza quando me lo chiedono». 

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