Il Teatro Stabile d'Abruzzo perderà altri pezzi
Atam agli sgoccioli: che caos

Il Teatro Stabile d'Abruzzo perderà altri pezzi Atam agli sgoccioli: che caos
di Antonio Di Muzio
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Mercoledì 24 Settembre 2014, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 12:35
PESCARA Mai dire mai nella vita. Se L’Aquila mi invia un Sos, potrei essere pronto a tornare, del resto sono cittadino onorario, ma finora non ho sentito nessuno Sarebbe una soluzione affascinante per il Teatro Stabile d’Abruzzo il ritorno di Antonio Calenda, uno dei grandi registi e teorici del teatro contemporaneo che ha fatto le fortune dello Stabile aquilano negli anni ’60 e ’70. Affascinante, ma anche improbabile, visto che Calenda lascerà la direzione artistica del Teatro Stabile del Friuli a giorni per un mega progetto pubblico-privato a Roma.



LA QUARTA IPOTESI

La sintesi è che la sorte del Tsa, il massimo organismo culturale, è sempre più in balia delle correnti: c’è Preziosi che gradirebbe restare; poi una soluzione interna (resta tutto com’è senza Preziosi con l’apporto della direzione amministrativa e semmai infilandoci in una legge regionale anche L’Uovo dell’Aquila e il Florian di Pescara che sono teatri stabili di innovazione); una esterna che spinge al commissariamento. E poi c’è una quarta corrente nell’orbita di Gabriele Lavia (da maggio direttore artistico della Pergola di Firenze) che proporrebbe per il Tsa l’ortonese Federica Di Martino dopo l’esperienza dello scorso anno al Teatro Marrucino.



IL NODO NORMATIVO

Insomma un bel guazzabuglio senza considerare il nodo decisivo. Il nuovo decreto legge (il 191 del 19 agosto) prevede che «i teatri devono aver adeguato i propri statuti, alla data di presentazione della domanda». E qui iniziano i problemi. Al Tsa come enti fondatori sono rimasti Regione, Comune e Provincia dell’Aquila e di Chieti. Pescara è decaduta un anno e mezzo fa, mentre Chieti ha versato il contributo di 51 mila euro a metà nel 2012, non ha versato il 2013 («per mancata rendicontazione»), mentre per il 2014 con oltre 4 milioni di debiti quasi sicuramente uscirà in tempi brevissimi. Lo Stabile quindi perde i pezzi e si avvia a tornare quello che era: il teatro dell’Aquila. Altro rebus la direzione artistica. La legge spiega che «può effettuare prestazioni artistiche per un solo spettacolo e non può svolgere attività manageriali, organizzative, di consulenza e prestazioni artistiche presso altri organismi sovvenzionati». Inoltre sono aumentate le giornate di produzioni proprie e diminuite le co-produzioni con gli altri stabili. Per fare un nobile esempio. Il Teatro Stabile di Genova ha come direttore artistico e organizzativo Carlo Repetti, condirettore Marco Sciaccaluga che sono tra i massimi autori e drammaturghi d’Italia. Fatta la legge, è già scoperto l’inganno: con uno scambio di ruoli, tra due grandi personaggi è risolto il dilemma. Sul tema il presidente della Regione Luciano D’Alfonso non ha rilasciato dichiarazioni dicendosi «impegnato con Abruzzo engineering».



L'ATAM VERSO IL FALLIMENTO

Infine altra nota dolente è l’Atam, l’associazione che distribuisce gli spettacoli nei teatri di tutta la regione, che è praticamente fallita con un milione di debiti e sei dipendenti che non percepiscono stipendi da un anno. Atam che peraltro ha dichiarato «che non farà più distribuzione di spettacoli nelle regioni». Per la cultura abruzzese è uno scenario imbarazzante: Preziosi in scadenza, l’inizio della stagione a due mesi, una nuova legge da assorbire. E una chiarezza di fondo che continua a mancare.
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