Sulmona, il re dei trasporti condannato per estorsione

Sulmona, il re dei trasporti condannato per estorsione
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Martedì 20 Febbraio 2018, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 12:16
Non sono gli oltre 20 anni di reclusione che aveva chiesto il pubblico ministero Giuseppe Bellelli, di cui 9 solo per Piero Di Nino e c’è l’assoluzione per il reato di falso e truffa, ma soprattutto per quello, politicamente più scottante e imbarazzante, di violazione dei diritti politici, per avere cioè costretto i suoi dipendenti e i loro familiari a votare per la figlia Antonella alle provinciali del 2010. Ma è comunque una sentenza di condanna quella emessa ieri sera dal giudice del tribunale di Sulmona dopo quattro ore di camera di consiglio e sei di requisitorie. A Piero Di Nino, titolare dell’omonimo gruppo trasporti, sono stati comminati 3 anni e 9 mesi di reclusione per i reati di estorsione e violazione dei diritti dei lavoratori. Più tenui le condanne invece per gli altri imputati: per il fratello e co-titolare Stefano Di Nino condannato per il solo reato di violazione dei diritti dei lavoratori a 9 mesi di reclusione e con il fratello a risarcire le parti civili. E ancora, per lo stesso reato, nei confronti di Angelo Campellone, Marco Amiconi, Angelo Santilli e Ottavio Fernando Pisegna, tutti condannati a 6 mesi di reclusione. Assolti, poi, Marco Caldarozzi, Attilio D’Andrea e Natalino Liberatore che, con i fratelli Di Nino, erano accusati di estorsione, ovvero di aver costretto gli autisti ad installare sui mezzi dell’azienda, magneti che avrebbero contraffatto sui cronotachigrafi gli orari di lavoro e soprattutto le pause obbligatorie per legge.

A questa ipotesi era legata anche l’accusa di violazione della normativa sulla sicurezza dei lavoratori e della restrizione dei loro diritti sindacali attraverso la creazione di una sorta di sindacato interno accondiscendente alla proprietà e quelle di truffa e falso per aver cioè contraffatto alcuni documenti per evitare alcune multe contestate ad un autista.
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