Sfilata dei cornuti il più giovane, sbeffeggiato il più giovane

Sfilata dei cornuti il più giovane, sbeffeggiato il più giovane
2 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Novembre 2017, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 12:58
Esiste addirittura il “Disciplinare del cornuto doc”, una specie di decalogo d’onore, che impone di indossare una coppola con peperoncini rossi, mentre si porta in mano una candela accesa o delle corna di vacca, di capra o di cervo. Perché a San Valentino essere cornuti è una cosa seria, che può sortire anche il rispetto compiaciuto dei paesani, basta esserne consapevoli, come si dice “basta saperle portare”. Ma guai a negarle: tra il rispetto e lo sberleffo più truce, il passo è breve.
E a San Valentino di sberleffi se ne intendono, se da oltre 100 anni ogni 10 novembre, in occasione della festa di San Martino, santo della provvidenza, stuoli di “cornuti” si danno appuntamento per prendere parte alla processione più famosa d’Abruzzo. E la tradizione si rinnova anche stasera, alle 19, da largo San Nicola a salire fino al Duomo.
In piazza, manco a dirlo, solo ed esclusivamente uomini, che tra schiamazzi, scherni e litri di vino novello sfilano lungo le strade del borgo antico. In testa al corteo, davanti a tutti, fa bella mostra di sè la “Reliquia”, un enorme simbolo fallico di legno, coperto da un velo e portato a spalla, quasi fosse una statua vera.
Sarà consegnata all’ultimo sposato del paese, che dovrà portarla in giro davanti a tutti tra grida, canti e allusioni all’infedeltà coniugale, colpa della moglie fedifraga di turno.
Una festa antichissima che mischia sacro e profano e che affonda le proprie radici in un Abruzzo ancestrale, fatto di riti propiziatori di abbondanza contadina. Da qui le corna, che richiamano la mezza luna crescente, simbolo della fertilità femminile, ma anche del diavolo, nell’iconografia popolare raffigurato proprio insieme a San Martino, come minaccia per la fedeltà coniugale e insidia della pace domestica.
E del legame tra San Martino e la festa dei cornuti si parlerà anche domani pomeriggio, alle 16 nella sala della biblioteca di San Valentino, in occasione della presentazione del libro “Antiche Feste d’Abruzzo” di Enrico Trubiano, edito da Tabula Fati.
Un appuntamento che è solo l’antipasto dell’evento vero e proprio, il prossimo weekend, con la 17esima edizione de “Le Candìn’ aperte a Castrum Petrae”, la festa del vino più famosa e affollata d’Abruzzo, che sabato 18 e domenica 19 animerà il centro storico del paese con l’apertura di 25 cantine, artisti di strada, cibo tradizionale e vino a fiumi fino a tarda notte.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA