Rugby, cultura e solidarietà: la città piange Mauro Zaffiri, una vita in prima linea
La proposta: «Intitoliamogli un campo»

Rugby, cultura e solidarietà: la città piange Mauro Zaffiri, una vita in prima linea La proposta: «Intitoliamogli un campo»
di Stefano Dascoli e Angelo De Nicola
4 Minuti di Lettura
Sabato 26 Agosto 2017, 13:38
L'AQUILA - Pur non avendone minimamente le attitudini fisiche, Mauro Zaffiri è stato capace di stare una vita in prima linea. La metafora rugbistica è calzante per uno che ha dedicato alla pallaovale la sua intera esistenza e l'altra notte la palla pizzuta ha deciso di passarla a chi sarà in grado di raccoglierne il testimone. La città perde un personaggio di grande riferimento in molti ambiti: nello sport e nella politica, in primis, ma anche nel commercio, nel mondo dell'attivismo e della solidarietà. Se fosse possibile individuare un unico filo conduttore nella vita di Mauro, forse lo si potrebbe rintracciare nella vicinanza agli ultimi, alle persone in difficoltà, ai giovani. Quasi una vocazione che si è tradotta principalmente nell'impegno sì, davvero in prima linea nell'ambito del rugby, ma poi è esplosa all'indomani del terremoto.

LA BATTAGLIA
«C'è un prima e c'è un dopo» amava ripetere mettendo al centro il 6 aprile 2009. Perché da quel momento in poi Mauro ha cominciato una nuova battaglia, quella finale, a difesa della città, abbandonando i presidi politici del passato e avvicinandosi ai movimenti civici, combattendo di nuovo, in prima linea quasi corpo a corpo per rivendicare il diritto alla ricostruzione e alla rinascita. Dietro l'aria bonaria e sorniona, dietro a quel baffo inconfondibile e allo sguardo tenero, si è nascosta una persona schietta e leale, che non è quasi mai scesa a compromessi, che ha difeso le proprie idee sempre e comunque, con la quale era facile scontrarsi a viso aperto, ma sempre con franchezza e onestà intellettuale.
Tracciare un profilo esaustivo della sua vita è impossibile. Nato nel '53, ha presto abbracciato il rugby. Ha giocato sempre nel Cus L'Aquila ed è stato presidente degli Universitari. Segretario provinciale della federazione dei giovani comunisti, si dedicò anche alla comunicazione, gestendo Radio Città Futura, fucina di giovani talenti e palestra per giornalisti di successo. Tra i suoi progetti editoriali ci fu anche Fotofinish. Ha portato avanti per una vita il negozio di autoricambi di famiglia, insieme all'amata Antonella. Con il Pci, nei primi anni '80, è stato anche consigliere comunale. Presidente della Confesercenti provinciale, la sua vita è stata scandita dalla lunga militanza politica, dal Pci ai Ds e al Pd.

I FESTIVAL
E' stato al centro di una stagione fervida di eventi sociali e culturali, che hanno portato alla creazione di un festival blues e un festival jazz, tra le prime città in Italia ad organizzarlo. Un'intera generazione di aquilani ha ballato grazie a lui al Cica Cica Bum, pensato per non far fuggire i giovani dalla città. I cantanti più famosi hanno suonato al Tommaso Fattori sotto la sua organizzazione. Fu colpito una prima volta dalla malattia 18 anni fa. Per questo promosso la onlus L'Aquila per la Vita per l'assistenza ai malati oncologici. Nel rugby ha fatto tutto: dalla presidenza del Comitato regionale abruzzese all'esperienza intensa della Gran Sasso Rugby, fino alla promozione in Serie A. E poi il sostegno ai piccoli rugbisti attraverso Rugby Experience. Nel 2014 aveva rilevato assieme ad altri appassionati della pallaovale L'Aquila Rugby Club, in difficoltà economiche, consentendo non senza problemi tre stagioni sportive, di cui due in Eccellenza e una in Serie A. Un'avventura, l'ennesima della sua vita, che lo ha prosciugato. Ma Mauro era così: diceva sempre che «si può fare». L'ultimo saluto, laico, oggi nel suo stadio, al Fattori, ore 11.

“Zappò”. Nulla più dei soprannomi dicono di una persona. Mauro Zaffiri alle “scarpe grosse” del suo carattere apparentemente burbero e sanguigno, ha unito il “cervello fino” dell’innovatore. Qualsiasi cosa facesse, foss’anche l’antico mestiere dietro quel bancone ereditato da papà Spartaco, riusciva a guardare lontano. Così, finivi sempre col discuterci, spesso animatamente, ma alla fine eri costretto ad andartene con la coda tra le gambe nella consapevolezza che lui aveva visto oltre. E che in quella “visione” aveva ragione. Ecco, nel poliedrico ventaglio della cose di cui si è occupato e che ha amato (politica, rugby, editoria, radiofonia, imprenditoria, azienda di famiglia, solidarismo...), la grande eredità che Mauro lascia a questa città è appunto quella della capacità di guardare avanti. Un’eredità e uno stimolo importanti soprattutto per quei giovani che erano il suo pallino e la sua vita oltre Maurizio e Giulia. «Se ta fa’!»: così “Zappò” concludeva le discussioni. E allora, noi aquilani, facciamolo. Onoriamo la sua memoria. Intitoliamogli un campo da rugby. Uno di quelli che usano i ragazzi, a Centi Colella. Glielo dobbiamo. «Se ta fa’!» (A.D.N.)