Rigopiano, funzionari in silenzio davanti al Procuratore

Rigopiano, funzionari in silenzio davanti al Procuratore
3 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Dicembre 2017, 10:37
Dei sei indagati della Provincia di Pescara, in relazione alla tragedia di Rigopiano, dove il 18 gennaio scorso una valanga distrusse il resort di lusso e fece 29 vittime, soltanto uno, il responsabile della viabilità provinciale, Mauro Di Blasio, si è sottoposto all'interrogatorio da parte del procuratore Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia. Tutti gli altri, anche se convocati per ieri, in un modo o nell'altro hanno preferito evitare un pericoloso salto nel buio considerata la mole di documenti, informative, intercettazioni e consulenze tecniche che fanno parte del procedimento. E così, al presidente Antonio Di Marco, che già alcuni giorni fa aveva fatto pervenire ai magistrati una istanza di differimento dell'interrogatorio per meglio studiare le carte, ieri si è aggiunto anche un altro pezzo da novanta della Provincia, il dirigente Paolo D'Incecco che in quei giorni dell'emergenza maltempo e della tragedia è vero che era malato a casa, ma è anche vero che dava disposizioni per telefono: a lungo peraltro intercettato dalla procura aquilana che stava indagando su di lui per altre vicende giudiziarie. Il tecnico provinciale Tino Chiappino, invece, ieri mattina alle 9 si è presentato in procura, ma soltanto per dichiarare ai magistrati che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Così come ha fatto il comandante della polizia provinciale, Giulio Honorati, che però a Serpi e Papalia ha lasciato in lettura una breve memoria e qualche documento, aggiungendo che in ogni caso si sarebbe anche lui avvalso della facoltà di non rispondere all'interrogatorio.

«Il contenuto della memoria depositata oggi - ha spiegato il suo legale di fiducia, avvocato Vincenzo Di Girolamo - dimostra che le funzioni di protezione civile, almeno dalla fine del 2016, non erano più in capo alla polizia provinciale e che il mezzo di cui Honorati avrebbe omesso la ricognizione funzionale e dunque l'individuazione del mal funzionamento, non faceva parte del parco macchine della polizia provinciale, ma di quella del settore amministrativo, con la conseguenza che non era in capo alla polizia provinciale o al suo comandante, il compito di farne la manutenzione, la ricognizione e gli altri adempimenti funzionali a renderlo efficiente». Ma Honorati è stato tirato in ballo lunedì scorso dall'ex prefetto Francesco Provolo quando, nel corso del suo interrogatorio, ha depositato documenti che proverebbero che il centro di coordinamento dei soccorsi era stato attivato già dalle ore 10 del 16 gennaio e non come sostiene l'accusa alle ore 12 del 18 gennaio, e che a quella riunione in prefettura per la Provincia era presente proprio Honorati. Cosa avrebbe dovuto fare il comandante o cosa non fece, per il momento non si potrà sapere visto che ha preferito sottrarsi all'interrogatorio.

L'unico a rispondere, per oltre due ore, alle domande dei magistrati, ieri è stato Mauro Di Blasio, responsabile della viabilità provinciale. «Di Blasio - ha detto al termine dell'interrogatorio il suo legale, Gino Placido Pelliccia - ha chiarito quello che doveva fare e cosa ha fatto effettivamente, ovvero ha spiegato che è stato tutta la notte sul territorio a prestare assistenza alla popolazione. Abbiamo chiarito le nostre funzioni, i nostri compiti e quello che dovevamo fare: e noi diciamo che l'abbiamo fatto». Come dire che Di Blasio ha fatto tutto quello che gli avevano detto di fare e come gli avevano ordinato di fare, spostando in un certo senso l'attenzione della procura verso il suo diretto superiore, ovvero, verso il dirigente D'Incecco. Oggi è il turno del Comune di Farindola con gli ex sindaci De Vico e Giancaterino, l'attuale sindaco, Ilario Lacchetta (che già ha fatto sapere che non si presenterà), del tecnico comunale Enrico Colangeli (che farà altrettanto), e del geologo Luciano Sbaraglia.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA