Rigopiano, via agli interrogatori: la strategia della Procura

Rigopiano, via agli interrogatori: la strategia della Procura
di Maurizio Cirillo
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Venerdì 1 Dicembre 2017, 10:07
Gli interrogatori dei 23 indagati per la tragedia di Rigopiano, dove persero la vita 29 persone a causa della valanga che spazzò via il resort, forniranno alla procura un primo quadro preciso di quelle che potrebbero essere le eventuali responsabilità, ma soprattutto permetteranno di avere un quadro delle strategie difensive. Il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia, con estrema arguzia, hanno stilato un capo di imputazione che provocherà uno scontro senza esclusione di colpi fra le istituzioni coinvolte (Prefettura, Regione, Provincia e Comune di Farindola) e la proprietà dell'albergo. Sarà un tutti contro tutti del quale potrà beneficiare soltanto l'accusa che potrebbe acquisire nuovi elementi per meglio inquadrare le eventuali condotte dolose contestate (ricordiamo che le accuse, a vario titolo vanno dall'omicidio colposo alle lesioni colpose, abuso edilizio, delitti colposi di danno, falso, abuso d'ufficio, morte e lesioni come conseguenza di altro delitto, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro).

Con molta probabilità sarà uno scaricabarile in piena regola del quale sono consci innanzitutto i difensori che certamente valuteranno la possibilità, almeno in questa prima fase, di non far rispondere i propri assistiti alle domande dei magistrati. Per loro sarà come fare un salto nel buio, senza sapere cosa hanno detto gli uni degli altri. Si parte con la Prefettura l'11 dicembre e quindi con l'ex prefetto Francesco Provolo, la dirigente Ida De Cesaris e il capo di gabinetto, Leonardo Bianco, e si chiuderà il 23 dicembre con l'interrogatorio del solo dirigente provinciale, Paolo D'Incecco. Il 13 sarà invece la volta della Provincia con il presidente Antonio Di Marco, con Mauro Di Blasio, Tino Chiappino e il comandante della polizia provinciale Giulio Honorati. Il 14 il blocco del Comune di Farindola con il sindaco Ilario Lacchetta, Enrico Colangeli, Massimiliano Giancaterino e il geologo Luciano Sbaraglia. Il 19 sfileranno invece davanti ai magistrati i regionali: Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio, Emidio Primavera, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, con l'aggiunta dell'ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico. Il 20 toccherà ai gestori del resort, Bruno Di Tommaso e Paolo Del Rosso, insieme al consulente della Training & Consulting, Andrea Marrone e al tecnico Giuseppe Gatto, ai quali è stato aggiunto il dirigente regionale Antonio Sorgi. Quindi, come si evince dalle date, un calendario stilato con una precisa strategia accusatoria.

E quale potrebbe essere il filo conduttore di questi interrogatori? Ognuno cercherà di alleggerire le proprie eventuali responsabilità, scaricando sull'altra istituzione. Il Comune di Farindola che ha rilasciato i permessi a costruire per l'albergo, che approvò nel 2008 il piano di emergenza senza tener in nessun conto la valutazione del rischio valanghe e non convocò la commissione valanghe e via discorrendo, potrebbe scaricare su l'ex sindaco Giancaterino e su Sorgi che diedero l'ok per il centro benessere attestando una compatibilità con il piano paesistico che non esisteva, ma anche contro la Regione con non fece la Carta dei rischi valanghe che avrebbero individuato quel sito come pericoloso. Oppure potrebbe essere chiamata in causa la Provincia perché non rese percorribili le strade e naturalmente anche la Prefettura che sottovalutò l'emergenza e avrebbe potuto disporre lo sgombero dell'hotel quando ancora il 16 le strade erano abbastanza percorribili. Ecco spiegato il tutto contro tutti voluto dalla procura.
 
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