Rigopiano, i messaggi di Paola non provano ritardi nei soccorsi

Rigopiano, i messaggi di Paola non provano ritardi nei soccorsi
di Maurizio Cirillo
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Giovedì 4 Maggio 2017, 10:27
PESCARA - Scende in campo il procuratore Cristina Tedeschini per cercare di spegnere le polemiche di questi ultimi giorni su due aspetti dell'inchiesta sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano dove sono morte 29 persone. Il primo relativo ai presunti ritardi nei soccorsi, il secondo sulla lamentata violazione delle regole processuali sollevata dai difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, uno dei sei indagati dell'inchiesta. «Nelle dichiarazioni dei primi giorni - esordisce il procuratore - ho sempre detto che quasi tutti sono morti nell'immediatezza. In quel quasi tutti era compreso quel margine di incertezza che, fin da quel momento, si era cominciato a palesare e poi si è concretizzato nella sua estensione temporale soltanto all'esito di tutte le autopsie». e sopratutto dall'analisi del telefonino di Paola Tommasini. La polemica è stata sollevata dai familiari della ragazza, rimasta in vita per oltre 48 ore, come dimostrano i messaggi whatsapp compilati, ma mai inviati per mancanza di linea. Un dato che sembra rimettere in gioco il ritardo di ore nella partenza della colonna dei soccorsi, anche a causa del caos telefonico nelle centrali operative.
«Il dato che si è acquisito dopo il deposito delle autopsie in maniera definitiva - spiega il Pm Tedeschini - è che c'è una persona che è rimasta viva ed era viva quando sono iniziate le ricerche: perché i soccorsi sono stati operativi sul luogo a partire dal 19 gennaio. Questa persona è morta il giorno 20 ed è stata trovata il 23, quindi si capisce che il supposto ritardo di avvio dei soccorsi, che dovrebbe essere al massimo di un'ora e mezza, non è in grado di influire in alcun modo sul decesso di questa persona. Quello che posso dire, invece, è che i soccorsi hanno consentito di recuperare 11 persone vive e quindi sono stati, allo stato della nostra indagine, tempestivi. Purtroppo quella persona è stata ritrovata soltanto il 23 perché lo stato dei luoghi era assolutamente catastrofico e in alcun modo somigliante alle carte, alle piante e a tutte le indicazioni logistiche che erano a disposizione delle persone che cercavano. Trovo che sia veramente privo di senso continuare a criticare la fase dei soccorsi».
LE ACCUSE
Sul versante delle polemiche sollevate dai difensori di Lacchetta, gli avvocati Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi, il procuratore è stato altrettanto chiaro. «Se ci sono delle azioni od omissioni che abbiano una rilevanza processuale in relazione alle quali i difensori di alcuni degli indagati abbiano di che lamentarsi, dicano di che cosa si tratta. Normalmente, se fondate, queste obiezioni si traducono in nullità, inutilizzabilità: cioè siamo nel perimetro della dialettica processuale. A me non risulta di aver violato regole processuali. Noi abbiamo sempre avuto piuttosto chiaro quale è il perimetro della nostra valutazione, che non è la valutazione del comune cittadino o del cronista, altrimenti farebbero tutti i giuristi. Allo stato della nostra indagine intendo affermare che questa procura non ha avuto mai e non avrà mai alcuna timidezza in relazione a nessuna delle eventuali posizioni di garanzia che dovessero essere in qualche maniera interessate dal corso delle indagini. È una indagine preliminare in corso, quindi è per sua natura fluida e in movimento. Allo stato, se avessimo avuto condotte da approfondire e valutare nei confronti di altre posizioni di garanzia, lo avremmo fatto. Quelle che ci sono sembrate ragionevolmente degne di essere approfondite sono quelle che conoscete. Poi vedremo come proseguirà». Intanto, per lo sciopero degli avvocati penalisti, sono saltati tutti gli interrogatori degli indagati previsti per ieri., che verranno rinviati alla prossima settimana.

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