Pescara, sottopasso chiuso: slalom in carrozzina tra auto e buche

Massimo Taglieri, Pescara sottopasso chiuso, slalom in carrozzina tra auto e buche
di Rosalba Emiliozzi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Luglio 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 09:35
Una grata in metallo e la vita può essere sconvolta. Da dieci giorni Massimo Taglieri, 55 anni, diversamente abile che vive in carrozzina, si trova di fronte un muro in metallo che sbarra il sottopasso ferroviario utilizzato da pedoni, mamme con i passeggini, disabili della casa famiglia che si trova lì vicino, per attraversare in sicurezza la zona della stazione e arrivare a Pescara centro o andare al mare.

«Da dieci giorni, due o tre volte al giorno, siamo costretti a passare in mezzo alla strada con le auto e i camion che ci vengono contro» racconta Taglieri, mentre con la carrozzina elettrica e le frecce accese procede lungo il tunnel che porta in via Forca di Penne, famosa per la strage di pedoni, dove trenta anni fa un camion carico di tubi investì in curva cinque pedoni che camminavano sul ciglio della strada, tra questi anche una donna incinta. Fu una tragedia epocale, da allora i Tir non passano più nella città. E per anni a ricordare questo immane lutto di Pescara ci fu un murales, coperto dopo i lavori al muraglione. Ma di questo Massimo non sa nulla. Lui è di Montesilvano e da poco si è trasferito a Pescara. «Vivo in via Majella, 6, per ora starò qui un anno con il progetto Dopo di Noi». A Pescara, dice, si è trovato bene, fa attività, esce con gli operatori o da solo «ma le difficoltà sulla strada sono notevoli - dice - e ora che hanno chiuso il sottopasso ferroviario ancora di più. Per andare a casa devo passare sulla strada, in mezzo alle auto in transito, perché i marciapiedi sono rotti o non hanno scivoli».

Fare il percorso a piedi con Massimo, dietro la sua carrozzella, c’è da morire dalla paura: camion che spuntano in curva, auto che clacsonano, bici che zizzagano. Qualcuno però solidarizza con lui, altri gli sorridono. Lui fa un cenno con la mano. Poi ritorna sul marciapiede, ma ferma di nuovo: un gradino di 30 centimetri gli impedisce di andare avanti, la radice di un pino ha sollevato il cordolo. Nulla di fatto, non si può più andare avanti. Massimo fa dietro front e si dirige verso la strada, attraversa sulle strisce pedonali e, sull’altro marciapiede, trova nell’ordine: un furgone in sosta selvaggia, i bidoni della spazzatura stracolmi e un autocarro in super divieto di sosta. Non resta che tornare di nuovo tra le auto, altri 70 metri e finalmente spunta via Majella e la casa famiglia. Lo slalom è finito, il batticuore pure. Un passante mormora: «Questi sono i nuovo eroi, gli dovrebbero dare una medaglia».

Tra smog, buche e pericoli Massino è arrivato casa. Poi indica il percorso alternativo, che più avanti porta alla seconda rotatoria dopo la stazione. Altro slalom sull’asfalto, dove i marciapiedi hanno un solo scivolo, il resto sono gradini. Anche a Montesilvano è così? «No, nella mia città non si sono barriere», dice. Per mettere tutto a posto basterebbe riaprire il sottopasso ferroviario e il resto - ostacoli e disagi - cadrebbe nel dimenticatoio. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA