La valanga, calcolata pari ad un volume di 77 mila metri cubi, avrebbe comunque distrutto l'hotel, ma «la tempestiva evacuazione delle persone» avrebbe permesso di salvarli «ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale». I periti Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo confermano quanto già emerso nel gennaio scorso a seguito dell'inchiesta svolta dal Forum H2O. Il bacino valanghivo, scrivono ancora gli esperti, ha le caratteristiche per essere catalogato, rispetto al rischio valanghe, come un sito «soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata», con intervalli di tempo da 3 a 12 anni per gli eventi medi e da 36 a 72 anni per gli eventi più estremi.
A provocare la valanga non furono le scosse di terremoto, tre oltre magnitudo 5, ma il «carico» della neve accumulata. A proposito della abbondante nevicata i periti spiegano che «negli anni dopo il 2000», fenomeni di tale natura «sono stati tutt'altro che infrequenti», ricordando che «già nel marzo del 2015, l'hotel era rimasto isolato per tre giorni». Ma a soffrire a metà gennaio scorso era tutto l'Abruzzo. Il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, in una conferenza stampa in cui ha annunciato 550mila euro per le quattro Province
per il 2017 per contrastare i fenomeni del maltempo soprattutto sulla viabilità, ha sottolineato come sul territorio «si sono riversati 20 milioni di tonnellate di neve, con tutto quello che a latere si è aggiunto dal punto di vista della sollecitazione sismica e anche dal punto di vista dell'interruzione della
copertura dei servizi fondamentali».
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