Ad aprire l'inchiesta bis la Procura dell’Aquila su impulso della stessa famiglia del giovane trucidato nel 2015 con 16 coltellate dallo chef che abitava nella stessa casa a Birmingham in cui alloggiava la vittima. Secondo fonti investigative, il giovane indagato di Bresso, pur se non presente al momento dell’omicidio, in sede di interrogatorio avrebbe fornito versioni non lineari, a quanto pare piene di "non ricordo", in relazione non solo alla figura del giovane omicida condannato all’ergastolo, ma anche nella ricostruzione degli ultimi istanti passati all’interno dell’abitazione prima di uscire, lasciando presunto assassino e vittima da soli. Un particolare che non è passata inosservata alla famiglia Leccese che sulla vicenda, per ovvii motivi, ha voluto che non vi siano ombre.
Di qui il ricorso alla magistratura che ha aperto un fascicolo nei riguardi del 23enne, trasferito alla Procura di Milano, luogo nel quale è stato interrogato in fase di indagini preliminari insieme al fratello, quest’ultimo estraneo ai fatti oggetto di contestazione, in quanto al momento dell’omicidio lo stesso si trovava in Italia. Lo svolgimento delle indagini in Inghilterra ha comportato ovvie difficoltà con tempi che si sono molto allungati, al termine delle quali la Procura lombarda ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale. Ora l’ultima parola spetta al Gip.
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