Neonato positivo alla cocaina, errore nei test. La mamma: «Volevano portarmelo via»

Neonato positivo alla cocaina, errore nei test. La mamma: «Volevano portarmelo via»
di Manlio Biancone e Stefano Dascoli
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Sabato 9 Aprile 2022, 06:43

Positivo alla cocaina alla nascita: il caso del neonato di Avezzano venuto al mondo lo scorso 21 settembre sembrava identico a quello dei circa duemila bambini a cui ogni anno in Italia si diagnostica la Sindrome da astinenza neonatale (San), un insieme di sintomi e segni che si possono manifestare nei figli delle donne che hanno assunto sostanze stupefacenti o psicotrope in la gravidanza. Invece no: quel referto, lo ha acclarato il tribunale dei Minori dell'Aquila, è stato frutto di un clamoroso errore. E così dopo mesi drammatici e una sfilza di controlli, una coppia marsicana ha potuto acquisire nuovamente la piena capacità genitoriale.
Ora la madre, anche lei positiva alla cocaina secondo quanto comunicato dall'Asl al tribunale dei Minori - circostanza sconfessata successivamente da tutti i test - chiede giustizia: «Voglio la verità, questa storia ci ha segnati e umiliati. Mi accusavano mi dicevano che mi avrebbero tolto mio figlio. Io e mio marito siamo risultati sempre negativi alle analisi tossicologiche fin dall'inizio e addirittura sono stata sottoposta al prelievo delle urine, la seconda volta, tramite catetere per evitarne la eventuale alterazione. Ma il risultato è stato sempre negativo». Cosa possa essere accaduto è tutto da verificare. Uno scambio di persone è l'ipotesi più probabile, ma ad accertarlo dovrà essere l'eventuale indagine che aprirà la procura di Avezzano, a cui la donna ha dichiarato di volersi rivolgere.

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LA RICOSTRUZIONE
Il piccolo è nato lo scorso 21 settembre ad Avezzano con alcuni segnali - tra questi tremori considerati anomali - che i medici hanno deciso di indagare. In quel frangente dagli esami tossicologici è risultata la positività alla cocaina. Per i genitori è iniziato un vero e proprio calvario. L'Asl ha dichiarato la positività anche della madre, mentre al padre, denuncia la donna, è stato impedito sia di vedere il figlio e sia di ricevere informazioni sulla salute della madre. I due si sono sottoposti, ovviamente, a una serie infinita di controverifiche, tutte negative, tra consultorio, assistenti sociali e Sert. Lei tra l'altro è da anni donatrice di sangue e per questo si sottopone a controlli sanitari continui. Fa anche parte della protezione civile e della Croce Rossa.
«Nella sentenza - rimarca l'avvocato della coppia, Alessandra Di Renzo - si precisa che allo stato non sussiste alcun pregiudizio per il minore, avendo l'istruttoria svolta dimostrato la mancata assunzione di sostanze stupefacenti da parte della coppia genitoriale, che all'esito dei percorsi intrapresi è apparsa dotata di adeguate competenze genitoriali, disponendo così la riattribuzione della responsabilità genitoriale alla madre».

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