Lanciano, la ricetta di Pavoletti
"Seguire D'Aversa per la salvezza"

Lanciano, la ricetta di Pavoletti "Seguire D'Aversa per la salvezza"
di Pierpaolo Di Nenno
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Giovedì 26 Novembre 2015, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 16:41
LANCIANO È l'attaccante del momento in Italia. Ha una media gol migliore di Eder e Pellè, le punte della Nazionale. Il ct Conte lo segue con grande attenzione in vista di Euro2016. Con il Genoa ha segnato 11 gol in 18 partite da quando è arrivato, gennaio 2015:, uno ogni 107 minuti. Media da primo della classe nel panorama italiano. In questa stagione è andato in rete 5 volte in 9 partite: l'ultima domenica contro la sua ex squadra, il Sassuolo, ha fatto letteralmente esplodere il "Ferraris", di cui è già un beniamino.
Numeri, dati, storie che farebbero girare la testa a molti. E invece Leonardo Pavoletti, che di cuore se ne intende, non ha dimenticato da dove è partita la sua rincorsa all'azzurro, ora che la serie A è una splendida realtà. "Nel 2012 per me giocare in A era soltanto un sogno, ma l'esperienza con la Virtus mi è servita per guadagnare fiducia in me stesso: segnare 16 gol ti cambia qualcosa, ti convinci che puoi farli anche la stagione dopo", racconta Pavoletti, arrivato in sordina l'ultimo giorno di mercato dell'agosto 2011. L'anno prima aveva giocato poco e segnato ancora meno tra Juve Stabia e Casale. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quel giocatore sarebbe diventato il capocannoniere del girone B. Come nessuno avrebbe potuto immaginare che il 2012 sarebbe stato l'anno della gloria per il calcio lancianese. Gautieri e la sua banda, di cui Pavoletti era indiscusso terminale offensivo, conquistarono un'inaspettata promozione in serie B. Pavogol, come presero a chiamarlo i tifosi rossoneri, segnò l'ultimo gol con la maglia del Lanciano, il più importante, in Sicilia. Era il 10 giugno 2012. "E' il ricordo più bello che ho, la finalissima play-off vinta contro il Trapani. Siamo andati due giorni prima per preparare la partita, sembrava di essere in famiglia. E poi, ovviamente, ricordo l'indimenticabile festa in piazza al rientro a notte inoltrata, i canti, i tifosi in delirio", ricorda Pavoletti, rimasto nel cuore della gente di Lanciano, nonostante non abbia potuto tenere fede a una promessa. "Se andiamo in serie B porto a spasso Mou lungo il corso", disse in tempi non sospetti, scherzando. Alla fine la promozione arrivò davvero, ma il maiale vietnamita di Pavoletti non si spostò di un metro dal giardino di casa a Livorno. Forse anche a causa del suo peso, che già allora sfiorava i 100kg.
"Lanciano è stata una tappa importante per la mia carriera", prosegue Pavoletti, "venivo da un anno non facile e iniziavo ad avere la giusta maturità: è stato un periodo felice in tutto e per tutto". Non proprio come quello che sta attraversando la Virtus. "Seguo e so del momento complicato, non c'è una formula esatta per uscirne: l'unica via certa è il lavoro di squadra, amalgamare il più possibile il gruppo ed essere un corpo unico in campo", dice sapendo bene come il concetto sia un dogma nello spogliatoio rossonero di cui oggi il suo ex capitano D'Aversa è allenatore. "Gran persona e grande giocatore, nonché capitano fondamentale: in partita era una vera e propria guida, quindi immaginavamo tutti che il suo futuro sarebbe stato da allenatore", spiega Pavoletti, che riserva l'ultimo pensiero ai tifosi frentani. "Abbraccio tutta Lanciano e tutti i tifosi rossoneri, che mi hanno sempre dimostrato un affetto straordinario. Tifo con loro in questo momento difficile, sono sicuro che il campionato della Virtus svolterà presto".
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