Il sinistro magico del pescarese Mammarella: "Sempre emozionante sfidare i biancazzurri. Palazzi? Un ottimo acquisto per Zeman"

Carlo Mammarella
di Orlando D'Angelo
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Domenica 2 Luglio 2017, 20:21
PESCARA Il sinistro magico lo ha affilato da ragazzino giocando all’antistadio con la vecchia Renato Curi, poi con le giovanili biancazzurre. Una vita nel calcio dei grandi, però, è riuscito a costruirla lontano dall’Adriatico, stadio nel quale è tornato sempre e solo da ex. Strana la vita, strani i giri del pallone. Carlo Mammarella a 35 anni è ancora uno dei migliori terzini della fascia sinistra in circolazione in Italia: tra due settimane sarà di nuovo pronto per rimettersi a correre sul suo binario per la Pro Vercelli, la società che ha investito su di lui un anno all’inizio del 2016, quando si era ormai incrinato in modo irreparabile il miracolo-Virtus Lanciano. L’ex capitano rossonero sta per cominciare il suo settimo campionato di serie B. Ritroverà sulla sua strada il Pescara, l’amore impossibile, Camplone e D’Aversa, tecnici ma soprattutto amici, Grosso, l’idolo dell’adolescenza, e Palazzi, suo ex compagno e prossimo rinforzo del Delfino. “Il Pescara farà sicuramente un campionato d’avanguardia, lo dice la sua storia, il recente passato in A e il fatto che in panchina ci sia Zeman, uno che non ama vivacchiare, ma vuole sempre competere”, dice il laterale cresciuto con Cetteo Di Mascio, una sola partita con la maglia del Pescara nel 2001/2002 in C1 con Ivo Iaconi. “Il boemo avrebbe bisogno di un terzino sinistro come me? (risata, ndc) Penso che abbia già Crescenzi, uno che in B fa la differenza. Poi vorrà qualche profilo più giovane, immagino. I migliori nel mio ruolo? In Italia, per il futuro, vedo Martella del Crotone, Costa della Spal e Dimarco dell’Inter, quello che più di tutti, probabilmente, mi somiglia”. A Pescara ci sarà Palazzi, con lui a Vercelli un anno fa: “Un ragazzo che ha carattere, quand’era in campo lui, dava sicurezza a tutta la squadra. E’ cresciuto moltissimo con il passare delle settimane. Ottimo acquisto per Zeman, l’anno scorso so che Leone è venuto spesso a vederlo a Vercelli”, spiega Carletto, pronto a sfidare i suoi tecnici di Lanciano, Camplone e D’Aversa: “Felice per entrambi. Andrea a Cesena è stato confermato perché fa giocare bene le squadre e diverte il pubblico. Gli manca la scintilla per arrivare in A, chissà che scatti proprio quest’anno che avrà una squadra giovane. D’Aversa? Allenare il Parma significa essere già in una realtà da A. Non sarà certo una neopromossa qualsiasi, la sua. Se dovesse prendere i rinforzi giusti, penso che potrebbe andare molto lontano…”. Lungo il cammino troverà anche Grosso, a Bari. “Lo vedevo con ammirazione quando Cetteo, alla Curi, ogni tanto mi portava in prima squadra. Poi ha fatto la storia del calcio. Bello vederlo su una panchina importante”. Tanti pescaresi ed ex biancazzurri in giro per l’Italia nel grande calcio, neanche uno protagonista all’Adriatico. Strano, vero? “Non è poi così strano. Il calcio fa mille giri, crea tante situazioni. Spesso si prendono strade inattese e diverse da quelle più vicine a te. E’ normale forse che accada questo”. Lui a Pescara non ha avuto la possibilità di tornare dopo il giro d’Italia tra Triestina, Grosseto, Salernitana, Ancona e Lanciano: “Tante volte parlando con il presidente Sebastiani e con i dirigenti si è scherzato su questa possibilità, ma non ci siamo seduti per parlarne davvero”. A 35 anni sogna ancora la serie A o quella resta il suo rimpianto? “Sognare non costa nulla, magari riesco in un miracolo sportivo con la Pro Vercelli e tra un anno mi ritrovo in A. Rimpianti non ne ho, quando smetterò di giocare, saprò già di aver dato tutto e di poter essere fiero di me stesso. Ora vesto una maglia gloriosa, di un club che ha fatto la storia del nostro calcio in passato, sono felicissimo così”.
 
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