Il Garibaldi è, oggi, a tutti gli effetti un presidio storico e culturale per la estrema complessità della sua vicenda. Intanto la “singolare” localizzazione: «Era la via più normale per arrivare al Corno Grande anche da Pietracamela, dove la strada sostituì la mulattiera solo sessant'anni dopo il rifugio – racconta Barducci – L'itinerario era Assergi, Passo della Portella, Campo Pericoli, Conca d'Oro, la sosta al rifugio, e si saliva». E poi ancora lo stato di conservazione: «In 130 anni – dice Barducci – è stato rifatto solo il tetto. Tutto è stato restaurato come era, non c'è stato alcun ampliamento. Un presidio storico culturale in cui è anche possibile consultare su Pc (alimentato da un piccolo pannello solare, ndr) le foto dell'800, le cartoline, documentazione affatto trascurabile».
Il rifugio è presidiato regolarmente nei fine settimana estivi, anche dalla Forestale che ne ha fatto un punto di controllo. «Il Garibaldi è nato per volontà del Cai Roma ed è stato poi donato nel 1977 al Cai L'Aquila – ha ricordato Barducci -. Dietro alla sezione romana c'erano grandissimi personaggi. Tutto è partito con l'Unità d'Italia, visto che il Cai italiano è nato solo allora. I romani rimasero incantati dalla montagna e decisero di costruire il rifugio. Il Garibaldi ha contribuito ad apportare notevoli cambiamenti culturali all'approccio alla montagna».
© RIPRODUZIONE RISERVATA