Gli 80 anni del Profeta Galeone: a Pescara come lui nessuno mai

Gli 80 anni del Profeta Galeone: a Pescara come lui nessuno mai
di Orlando D'Angelo
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Domenica 24 Gennaio 2021, 18:11 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 07:01

Dio creò il pallone, ma non soddisfatto chiamò Galeone e disse: vai in giro ad insegnarlo”. Oggi compie 80 anni Giovanni Galeone, il “Profeta” per i tifosi del Pescara che lo celebrarono con questo striscione nel ‘91.

In una sola parola, la Storia del Pescara. Il tecnico friulano, nato a Napoli il 25 gennaio del 1941, poi adottato dall’Adriatico (ha ancora casa a Francavilla e ogni anno passa dei lunghi periodi sulla nostra spiaggia), non smette mai di emozionare i pescaresi e gli amanti del bel calcio. «Cercare solo di difendersi equivale a perdere sicuramente, tanto vale attaccare», il suo motto, mai passato di moda nel modo di interpretare il calcio del popolo biancazzurro.

Anni irripetibili, quelli trascorsi dal “Profeta” alla guida della squadra biancazzurra. La serie A, conquistata due volte (’87 e ’92) e per una volta mantenuta per due stagioni di fila (unico precedente della storia del Delfino), ma non solo: il bel gioco, i gol, i giovani lanciati nel grande calcio, il ritorno d’immagine incredibile e incalcolabile per la città. Galeone non è stato solo un allenatore vincente, è stato un totem, quello che oggi nel marketing sarebbe descritto testimonial. L’uomo immagine di un’era e di una parentesi forse irripetibile. Nemmeno Zeman, con la sua promozione e lo show regalato nel 2011/2012 ai tifosi biancazzurri, ne ha scalzato la leadership e l’autorità agli occhi di generazioni intere di sostenitori del Pescara.

Galeone è Galeone. Amava giocare all’attacco e non speculare. Il gusto di rischiare, anche contro avversari sulla carta imbattibili, era il suo forte. Un marchio di fabbrica che all’epoca, negli anni ’80, sposava totalmente la filosofia della città di Pescara. E insieme, rischiando, e sfidando corazzate in campo e fuori, l’allenatore e la città arrivarono di corsa ad imporsi come nuovo fenomeno dell’Italia di provincia, attirando vip, tv e cronisti da ogni angolo d’Italia a studiare e raccontare i segreti della città più vincente e intraprendente del Paese (il calcio in serie A, ma anche la pallanuoto ai vertici europei).

Il legame con Pescara e con l’Abruzzo rafforzato anche dalla grande passione per il vino. Il Montepulciano, per la precisione. Perché lui da friulano ha sempre sostenuto che il vino “è solo rosso”: il suo preferito è sempre stato il Tignanello toscano. Anche la cultura non gli è mai mancata, rendendolo un unicum o quasi nel mondo del calcio, fino al punto da rimanerne ai margini, quando l’immagine a tutti i costi e la banalità hanno preso il sopravvento sullo sport più amato al mondo. Camus, Brecht, Kafka tra i suoi autori preferiti. “Mi aiutano a pensare a rendermi libero”, disse anni fa parlando della sua passione per la lettura. Il Gale è sempre stato anche un tipo scaramantico, come tutti gli uomini di sport. Celebre la sua continua ricerca di quadrifogli sul prato dell’Adriatico assieme allo storico magazziniere Fernando.

Il Maestro, però, una volta smessi i panni dell’allenatore (l’ultima chiamata da Pescara nella primavera del 2012 per ricoprire il ruolo di direttore tecnico e affiancare un giovane collega, ma rifiutò), si è messo in poltrona a godersi lo spettacolo dei suoi allievi migliori.

Nelle sue squadre biancazzurre si sono fatti strada, infatti, alcuni dei migliori allenatori italiani dell’ultimo decennio. Max Allegri, ovviamente, ma anche il Capitano del suo Pescara, Gian Piero Gasperini, che ha portato l’Atalanta tra le grandi d’Italia e d’Europa. Ma anche Sliskovic, Camplone o Giampaolo.  

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