Lo strano furto dell'auto del sindaco
Cialente chiede di "bonificarla"

L'auto del sindaco ritrovata
di Marcello Ianni
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:58 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 11:02
L'AQUILA - Un furto, per ammissione dello stesso Cialente, strano: «Ma chi ruba la macchina del sindaco, per di più una Fiat Bravo, sul quale aleggia lo spettro di “spioni” pronti a carpire le telefonate o le confidenze “off the record” del primo cittadino per farne un utilizzo illegale?». Una presunta spy-story sulla quale Massimo Cialente non ha chiamato Daniel Graig (attore britannico interprete delle ultime edizioni di James Bond) per contrastare la “Spectre” ma gli stessi carabinieri che hanno ritrovato a tempo di record la sua macchina, rubata nella sede comunale di via Ulisse Nurzia.

L’auto “blu” di Massimo Cialente è stata rinvenuta all’interno di un capannone sottoposto a curatela fallimentare nella zona commerciale di via Campo di Pile. Un furto, e soprattutto un ritrovamento, del quale Cialente non è molto convinto. Il sindaco ha chiesto alla Scientifica dei militari dell’Arma di verificare (oltre alla presenza di eventuali impronte lasciate dai ladri) anche la presenza di microspie, o altri apparecchi elettronici in grado di captare le conversazioni all’interno della macchina istituzionale. Insomma una possibile azione di cospiratori che Cialente vuole verificare fino alla fine. Una richiesta a dire la verità piuttosto singolare che non trova molti precedenti in città, che se da un lato è lecita a prescindere dall’onestà della persona e dal ruolo rivestito nella società, dall’altra fa capire, in relazione al momento storico che la città sta vivendo dal punto di vista giudiziario, come il clima politico-amministrativo si è appesantito, anche a causa di voci artatamente fatte girare su avvisi di garanzia imminenti (non confermati da nessuno) al sindaco o all’imprenditore di turno, compresi arresti e altri casi di malaffare sui quali la stessa procura starebbe indagando ma di cui non vi è traccia tangibile. L’ultima parola su presunti complotti spetta dunque ai carabinieri.
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