Covid, Marsilio convoca riunione d'urgenza e attacca sulla spesa: «Perdite causate dalla pandemia»

Covid, Marsilio convoca riunione d'urgenza e attacca sulla spesa: «Perdite causate dalla pandemia»
di Stefano Dascoli
4 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Novembre 2021, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 08:55

L'AQUILA - «Ci sono quattro miliardi che ballano sulla sanità che, se non verranno erogati, manderanno il sistema allo sfascio». È un fiume in piena il governatore Marco Marsilio.

Nel giorno del peggior bollettino Covid da aprile (354 casi), che lo ha spinto a convocare per oggi una Unità di crisi urgente, non ci sta a sentir parlare di buco nero della sanità. I cento e oltre milioni di perdita (101), al terzo trimestre dell'anno in corso, hanno, a suo dire, una origine ben precisa: le spese sostenute per combattere il Covid.

«È assurdo - incalza Marsilio -, bisogna ritardare l'acquisto dei materiali e le assunzioni perché non si sa come va a finire questa situazione». Il presidente della Regione replica a Silvio Paolucci, l'ex assessore alla Sanità della giunta D'Alfonso e attuale capogruppo del Pd che in questi giorni ha lanciato l'allarme sui conti, informando anche la Procura regionale della Corte dei Conti. «Il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini - dice -, del partito di Paolucci, sta accanto a me a dire le stesse cose. Paolucci dovrebbe smetterla di speculare e strumentalizzare quando si sa perfettamente a cosa è dovuto il deficit. Anche Zingaretti ha lo stesso problema nel Lazio e così come lui tutte le Regioni». 


Presidente, al momento sembra una situazione senza via d'uscita. 
«Abbiamo detto al governo che o ci dà i fondi, tutti e subito, per chiudere in pareggio i bilanci, al netto di deficit ulteriori, o altrimenti il sistema è destinato a collassare. Fosse solo Marsilio a strillare si potrebbe pensare a una propaganda, ma tutti sono nelle stesse condizioni». 

Che cosa emerge dai numeri?
«Che il deficit medio Covid è intorno ai cento euro ad abitante. L'Abruzzo sta in questo range. La Calabria sta a 50, l'Emilia Romagna sta a 150-180. C'è anche chi ha problemi più gravi dei nostri. La differenza è che ci sono alcune Regioni più ricche che hanno qualche risorsa per coprire le perdite con fondi propri, ma altre hanno raschiato il fondo del barile, come chi è soggetto a piani di rientro da vent'anni, come noi, e non sa più cosa tagliare». 

Quali sono le possibili soluzioni?
«Le risorse.

Nel frattempo, però, ci devono anche dire che non si terrà conto delle spese provocate dalla pandemia nel calcolare il deficit. Se si chiudono i bilanci in rosso e poi arriva il Mef a bloccare le assunzioni non è tollerabile. Perché devo ammazzare la sanità pubblica per aver reso un servizio?».

In ogni caso, almeno a stare ai dati di alcune Asl, sembra che non tutto il deficit sia provocato dalle spese Covid. Il resto?
«Il Covid ha provocato anche dei danni secondari: per molto tempo la gente non si è mossa e non è andata negli ospedali e ci sono minori entrate. Senza contare che dovremo spendere un sacco di soldi per recuperare le prestazioni in attesa. Lo ripeto: la sanità, dopo il Covid, può costare come prima? La risposta chiude tutte le discussioni. Non abbiamo bisogno di professori che ci bacchettano». 

A questo proposito, vi viene imputata la mancanza di programmazione nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale. È così?
«Paolucci non ha mai presentato la rete sanitaria a Roma, può parlare di programmazione? Hanno mai portato una rete da approvare in consiglio regionale? Mai. Non hanno mai avuto la forza politica o il coraggio di farlo, perché incapaci di fare delle scelte, promettendo tutto a tutti. Adesso però danno lezioni, è più comodo».

In ogni caso nella vostra strategia ci sono, o no, ritardi?
«Non è una scusa: abbiamo passato 18 mesi a contare tamponi, posti letto, terapie intensive, facendolo anche bene, come si evince dalle classifiche della struttura commissariale. Siamo primi e secondi in tutte le categorie. In ogni caso non si possono fare miracoli con trenta persone in un Dipartimento. Quando siamo arrivati abbiamo trovato la metà dei dirigenti, non c'è mai stata la politica della premialità e tutti scappano. Ci siamo ritrovati in pandemia senza munizioni e senza soldati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA