L'annosa questione penale al centro dell'inchiesta ruota attorno alla variazione di destinazione d'uso deliberata dalla giunta Mascia. «Con tale atto - scrivono nel capo di imputazione i magistrati - si addiveniva al sostanziale ampliamento della destinazione d'uso della sottozona indicata, attestando, contrariamente al vero, che tale variazione non determinasse l'aumento del carico urbanistico e delegavano al privato costruttore la mera attestazione del mancato incremento del carico antropico, pur a seguito dell'edificazione programmata: occultavano il dato che il fine ultimo della variante deliberata fosse volta a consentire la realizzazione di una struttura che per l'incremento differenziale del carico antropico potesse integrare anche un obiettivo sensibile del piano di rischio aeroportuale».
CONO DI RISCHIO - Insomma in quella zona non avrebbero mai potuto trovare posto uffici pubblici della portata di quelli regionali. L'Enac aveva infatti ampliato il cono di rischio per la vicinanza all'aeroporto. Ma nonostante tutto, quella variazione venne deliberata, giocando molto sulla interpretazione del piano di rischio laddove chiariva che restavano eccettuate le sole ipotesi di riconversione di strutture esistenti ovvero di modifiche della destinazione d'uso che non implicassero un aumento del carico antropico, Ed ecco che per superare il problema il Comune si accontenta di un'autocertificazione della stessa società Iniziative Immobiliari Abruzzese, senza effettuare nessun tipo di controllo sulla veridicità di quelle dichiarazioni.
Un assurdo secondo i vertici Enac che vennero interrogati sull'argomento nella fase istruttoria dell'inchiesta. Sciarra e gli altri, secondo la procura, avrebbero conseguito un ingiusto vantaggio patrimoniale corrispondente immediatamente all'edificazione del progetto costruttivo e da ultimo al conseguimento del favorevole esito della procedura pubblica selettiva avviata dalla Regione Abruzzo per l'ottenimento in locazione ed opzione di acquisto della nuova sede della Regione. Che tradotto in soldi vuol dire un canone annuo di un milione e 700 mila euro e prezzo di acquisto di 42 milioni di euro. Di abuso d'ufficio, insieme all'ex sindaco Mascia e all'ex assessore Antonelli, devono rispondere anche Antonio Sorgi, Pierluigi Caputi, Mario Pastore, Carla Mannetti, Gaetano Silverii, Emilia Fino, Lanfranco Chiavaroli, Enrico Iacomini e Gaetano Pepe: dirigenti comunali e componenti della commissione tecnica regionale per la scelta dell'immobile dove sistemare gli uffici regionali.
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