Casa dello Studente, in carcere
due dei quattro condannati

Casa dello Studente, in carcere due dei quattro condannati
di Marcello Ianni
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Mercoledì 25 Maggio 2016, 15:58
L'AQUILA -  A soli sei giorni dal verdetto dei giudici della Suprema Corte, si sono aperte le porte del carcere per due dei tre condannati nell'ambito del processo che si è concluso giovedì scorso appunto in Cassazione sul crollo della Casa dello Studente nel quale sono morti 8 studenti universitari ed altri rimasero feriti. Un verdetto per uno dei crolli simbolo dell'immane tragedia aquilana e non solo, in cui non ci sono né vincitori né vinti. Da una parte le famiglie che hanno perso per sempre i figli, studenti universitari; dall'altra le famiglie dei due imputati per i quali la sentenza di condanna 4 anni di reclusione per l'accusa di omicidio, disastro e lesioni, è diventata esecutiva. Da ieri hanno varcato la porta del carcere Pietro Centofanti, e Berardino Pace, tecnici del restauro alla struttura eseguito nel 2000. In realtà analoga condanna ha riguardato anche un terzo tecnico, Tancredi Rossicone, ma la gravità del suo stato di salute ne impedisce la detenzione. E' stata la Procura del'Aquila ad aver emesso ieri l'ordine di esecuzione della condanna definitiva, non essendo stata mutata la condanna della Corte d'Appello dell'Aquila.

I due arrestati potranno comunque sempre richiedere misure alternative a quella della detenzione. Situazione diversa per l'altro imputato condannato a 2 anni e 6 mesi, Pietro Sebastiani, tecnico dell'Adsu e presidente della commissione di collaudo, il quale, come hanno evidenziato gli stessi avvocati difensori Attilio Cecchini ed Angelo Colagrande, avendo confermato una sentenza sotto i tre anni di reclusione, gode della possibilità di poter prestare la propria opera presso strutture convenzionate con il Ministero di Giustizia. Una sentenza di condanna, quella per il crollo della Casa dello Studente, che segue quella applicata anche per l'ex preside del Convitto Nazionale Domenico Cotugno, il friulano Livio Bearzi, condannato a 4 anni di reclusione per la morte di tre studenti minorenni. Una sentenza in giudicato che ha portato l'ex dirigente scolastico a varcare la prigione di Udine, salvo poi uscire dopo poco tempo, dopo cioè che il Tribunale di Sorveglianza di Udine gli ha concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali. Bearzi svolge attualmente attività di volontariato presso un consorzio che si occupa di accoglienza ai profughi. Su di lui pende anche una richiesta di grazia al presidente della Repubblica.

L'avvocato Massimo Galasso che insieme al padre Mercurio si sono molto battuti per dimostrare l'innocenza dei propri assistiti (tutti e tre i tecnici condannati) hanno preferito non commentare quella che a tutti gli effetti è anche una tragedia familiare. Nonostante la conferma delle accuse mosse in prima battuta dai pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio, gli stessi hanno voluto mantenere un profilo molto basso sul verdetto degli ermellini, proprio per sottolineare i drammi familiari che hanno riguardato morti e sopravvissuti.PARTI CIVILISullo stesso crollo l'avvocato Wania Della Vigna (legale di fiducia di diversi studenti morti) ha annunciato l'avvio di ulteriori richieste risarcitorie (11 studenti sopravvissuti) ) in sede civile contro la Regione Abruzzo, ente proprietario dell'immobile. Quella già intentata (per alcuni studenti morti) anche contro l'Azienda per il diritto allo Studio, vede una citazione danni per 6 milioni di euro
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