"Calcio abruzzese convalescente: per tornare grandi, basta con i campanilismi". Il pensiero del ds Giuseppe Tambone sul Teramo, Chieti e le altre

"Calcio abruzzese convalescente: per tornare grandi, basta con i campanilismi". Il pensiero del ds Giuseppe Tambone sul Teramo, Chieti e le altre
di Orlando D'Angelo
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Sabato 1 Luglio 2017, 14:30
PESCARA Il calcio abruzzese? Ancora convalescente dopo i tanti colpi subiti nelle ultime stagioni, ma avviato verso una possibile e auspicabile ripresa. Giuseppe Tambone, 45 anni, ds con trascorsi a Castel di Sangro, Chieti, Napoli e Giulianova, esperto di diritto sportivo e uomo di calcio a tutto tondo, fa un check-up generale del pallone made in Abruzzo in questa estate 2017.

"Un movimento ancora in convalescenza - dice - . Dopo i risultati importanti di qualche anno fa, c'è stata la scomparsa di alcuni club e ne sono rimasti solo due nei professionisti. A testimonianza che ci sia qualcosa da rivedere", dice il dirigente originario di Castel di Sangro, anche docente nelle università di L'Aquila e Teramo. Qualche anno fa, l'Abruzzo esprimeva calcio professionistico un po' dappertutto: Pescara, Teramo, L'Aquila, Chieti, Giulianova, Lanciano, Castel di Sangro, Celano e Marsica, Val di Sangro, Vasto e Roseto. La mappa di una terra florida appare ora desertificata. "Questo è successo perché, in coincidenza con le difficoltà economiche dell'ultimo decennio, non c'è stata capcità di rivedere il modello delle nostre società professionistiche. Non è più tempo del modello personale, del singolo imprenditore che si carica una società sulle spalle. Ora servono altri modelli, basi allargate, più organizzazione. Qui è rimasto il modello famigliare, ma non basta più dal punto di vista economico e della qualità del modello sportivo. Si è andati avanti con improvvisazione, affidandosi agli amici di amici: così la qualità crolla e il campo dà sempre un pessimo responso".

Quale può essere dunque il modello del presente e del futuro? "Come in altre realtà e non solo nello sport, l'Abruzzo deve strutturarsi abbattendo le difficoltà e le differenze tra i campanili: un problema anacronistico, che ci ributta indietro di decenni. In questo momento, il calcio può avere un traino, ed è il Pescara. Il club adriatico deve avere un seguito che lo aiuti a trovare risorse sportive sul territorio senza andare a prenderle fuori regione. Dall'altra parte, il Pescara stesso deve comprendere che, dopo aver preso, deve dare. E in parte mi pare lo stia già facendo". Tambone si riferisce al nuovo asse Pescara-Teramo-San Nicolò-Pineto: "E' un modello da estendere - conferma il ds castellano - . Si sta creando un circuiro che al nord esiste da anni. Juventus, Inter o Milan, ad esempio, hanno legami con club di Lega Pro e serie D già da cinquant'anni. Noi siamo partiti in grande ritardo, ma per fortuna siamo partiti...". Dopo il Pescara, il calcio professionistico resiste solo a Teramo, che adesso annuncia l'anno zero: "Dopo l'annata negativa della mancata promozione, il Teramo ha sbagliato l'anno scorso a ritentare di rimettere in piedi i cocci di un giocattolo già rotto. Dopo la paura del rischio retrocessione, adesso, è ripartito bene. Questo anno zero arriva con una stagione di ritardo, ma Campitelli ha scelto un fuoriclasse come Repetto: darà mano tecnica e di personalità. Professionisti così se ne trovano pochi. Devono lasciarlo lavorare con le sue idee perché è uno che sa il fatto suo. Asta? Buoni requisiti e grande spirito di rivalsa: con qualche giocatore affamato e di qualità può fare bene. La Lega Pro, però, è cresciuta molto di livello e a Teramo l'hanno capito nell'ultima stagione...".

Chieti e Giulianova tornano in Eccellenza. "Escono da un momento nerissimo e stanno cercando di riemergere: mi auguro che il loro progetto sportivo segua la crescita all'interno dei territori. Vincere i campionati è souna soddisfazione fine a se stessa se non c'è condivisione con il territorio. Bisogna lavorare sui giovani. fare le prime squadre con un vuoto alle spalle è controproducente e non porta da nessuna parte a lunga scadenza. Servono basi tecniche solide e radicate". Lanciano dalla B alla Prima categoria: "La seguo con grande simpatia perché c'è il mio collega Gigi Toppeta: vedo entusiasmo ed umiltà. Non so quante piazze sarebbero riuscite a ricominciare dalla Prima".

La sua Castel di Sangro fa fatica nonostante l'eccellente polo calcistico: ci sono stadio e strutture di livello internazionale, manca una squadra. "Vedo segnali di stanchezza, la società Castello 2000 ha mantenuto il calcio in città come momento di socialità, disputando campionati eroici con ragazzi locali, un calcio difficile e fuori dal tempo. Spero che ce la facciano a ripartire anche quest'anno. Hanno bisogno di un grande augurio perché loro non hanno la forza dei numeri. Ma quel progetto di polo sportivo, ideato vent'anni fa, resiste nel tempo ed è una grande eredità, lasciata da chi lo ha ideato, per tutto l'Abruzzo". 
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