Rapina da "Arancia meccanica"
nella villa del geometra,
raid ordinato da un imprenditore

Rapina da "Arancia meccanica" nella villa del geometra, raid ordinato da un imprenditore
di Marcello Ianni
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Martedì 3 Maggio 2016, 15:42
L'AQUILA - “Sono stati di una brutalità inaudita, me l’hanno massacrato...”. Isabella Victoria Girardi, non si era sbagliata quando agli agenti della Squadra Mobile aveva raccontato “a caldo” del pestaggio subito dal marito, Carlo Cafaggi a scopo di rapina nella loro abitazione: ben 195 giorni, oltre 6 mesi secondo i medici del pronto soccorso, occorrevano per “ricucire” dalle lesioni e dai traumi il malcapitato dirigente. Ora sulla rapina in stila “arancia meccanica”, il pm David Mancini sulla scorta delle indagini portate avanti dalla Squadra mobile (diretta da Maurilio Grasso) ha posto la parola fine, identificando nel presunto ideatore del “colpo”: il noto imprenditore edile aquilano, Walter D’Alessandro di 44 anni di Coppito, portato a termine con la complicità di tre giovani albanesi ed un romeno. I cinque sono accusati di rapina, sequestro di persona e lesioni. 

CHI E’ COINVOLTO - Oltre a D’Alessandro (assistito dall’avvocato Ercole) sono implicati nel grave episodio delittuoso, Arian e David Gjni di 29 e 24 anni residenti a Teramo; Edmond Ginai di 35 anni, residente a Villa Vomano (Teramo) ed infine Valentin Druga di 35 anni residente a Penne (Pescara), tutti difesi dagli avvocati Valentini e Di Sabatino. Secondo l’accusa gli indagati, (tutti vestiti con tute da lavoro e con i volti travisati da passamontagna) sono accusati di essersi introdotti a settembre dei due anni fa nella villa del dirigente comunale, immersa nella campagna tra Sant’Elia, Pianola e Monticchio e di aver usato violenza per portare via un Rolex Daytona indossato dalla vittima , due Iphone 4 e 5; due bracciali (uno in oro bianco con diamanti, l’altro in oro giallo).

Una rapina “condita” dal pestaggio del dirigente comunale con calci e pugni, prima di essere legato e imbavagliato con un nastro adesivo insieme alla moglie e ai figli Pierpaolo e Giammarco e dalle minacce al nucleo familiare “brandendo delle pistole”. Secondo il sostituto procuratore la banda avrebbe agito “con crudeltà della minore difesa”. I malviventi avevano malmenato il dirigente comunale “perché si era rifiutato di indicare dove erano custoditi gli altri oggetti preziosi”. La Procura e gli agenti della Mobile hanno dunque messo la parola fine ad una rapina che aveva destato molto clamore e disappunto in città, sulla quale si era fin da subito sollevato il sospetto della criminalità straniera ma nessuno avrebbe scommesso che fosse stata orchestrata da un imprenditore edile proprietario di una Lamborghini “Gallardo”. 
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