Pignatelli, l'ingegnere aquilano
che sussurrava ai potenti:
gli incontri con Ciampi e Wojtyla

Pignatelli con Ciampi a Scanno
di Stefano Dascoli
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Giovedì 22 Settembre 2016, 10:27
L'AQUILA - In seggiovia con un Ministro, poi diventato presidente emerito della Repubblica; sul gatto delle nevi addirittura con un Papa, mangiando formaggio e salame e parlando amabilmente come si fa con gli amici. La passione per la montagna, che è poi diventata anche una professione, ha offerto a Dino Pignatelli, ingegnere aquilano, l'opportunità di incontrare due personaggi che hanno segnato l'era moderna: Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Paolo II. Il ricordo del primo, scomparso di recente, è legato a un lungo colloquio a bordo di una angusta seggiovia a due posti, quella di Scanno che lo stesso Pignatelli ha contribuito a progettare. «Tra il 1995 e il 1996 l'impianto è stato concepito e realizzato – racconta l'ingegnere – Sostituì la vecchia monoposto, storica, ma in disuso da tempo. Ciampi suggellò il suo legame affettivo con il paese (dove si era rifugiato dopo l’8 settembre 1943, ospite come tanti della generosa disponibilità della popolazione locale, ndr) intervenendo all'inaugurazione. Era Ministro del Tesoro. La seggiovia era a due posti e scelsero me per accompagnarlo nel tragitto per illustrare le caratteristiche tecniche. Stavamo molto stretti. Impiegammo quasi quaranta minuti per salire, ma il tempo volò. Rimasi colpito dalla sua disponibilità: mi mise a mio agio subito, mi raccontò della guerra, ma anche alcuni aneddoti politici di una certa importanza, come quelli sulle intemperanze di Di Pietro. Con una naturalezza disarmante. Ho avuto la sensazione di essere al cospetto di un nonno: sorridente, accattivante, disponibile».

WOJTYLA

Gli incontri con papa Wojtyla si sono invece succeduti nell'arco di due anni, dal '92 al '94. «Uno degli uomini a lui più vicini, originario di Celano – racconta Pignatelli – ci annunciava le visite sul Gran Sasso a distanza di qualche giorno. Il Papa era già venuto altre volte, sugli impianti, ma lì veniva riconosciuto e raramente riusciva a sciare. Allora ci chiesero di individuare tracciati in zone isolate, che noi provvedevamo a battere con i mezzi. Il Papa portava con sé pane e mortadella; noi invece gli donavamo cesti con ogni ben di Dio. E lui gradiva molto.


La prima volta che l'ho visto mi tremavano le gambe, mi sembrava impossibile. Lui arrivava accompagnato da sole tre auto. La sua era una Bmw blu. Ricordo ancora la giacca a vento bianca della Fila e il cappello confezionato per lui ad hoc dalle monache. Sul battipista eravamo in tre: l'autista, lui ed io. Una volta sugli sci io lo precedevo, lui mi veniva dietro e lo sentivo canticchiare. Quando non canticchiava era caduto. Era comunque instancabile». A ora di pranzo, poi, il Papa si ritirava: «Mangiava, davanti al fuoco acceso con la legna che portavano appositamente con le auto, e poi si raccoglieva – dice Pignatelli – Dopo circa un'ora si concedeva per parlare del più e del meno. In una di quelle occasioni organizzammo l'Angelus del '93, sul Gran Sasso».
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