L'Aquila, mazzette per l'appalto privato
amministratore di condominio nei guai

L'Aquila, mazzette per l'appalto privato amministratore di condominio nei guai
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Giovedì 11 Settembre 2014, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 18:19
L'AQUILA - Un amministratore di condominio di 50 anni dell'Aquila finito sotto inchiesta, insieme ad altre due persone, con l'accusa di corruzione per aver chiesto e preso in parte soldi dall'imprenditore Nunzio Massimo Vinci in cambio dell'assegnazione di un appalto privato, quindi assegnato direttamente, per la ricostruzione di un edificio con la promessa di altre commesse del genere. Stamani, i finanzieri del Comando Provinciale hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, della somma di 2.000 euro, finora versata all'amministratore di condominio. Il provvedimento è stato emesso dal Gip presso il Tribunale di L'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella. Per investigatori e inquirenti si tratta di una svolta giurisprudenziale che permetterà di vigilare sulla cosiddetta ricostruzione privata caratterizzata finora da un autentico far west negli appalti diretti. Per i giudici e la guardia di finanza l'amministratore di condominio è incaricato di pubblico servizio gestendo nell'assemblea di condominio che assegna gli appalti direttamente, fondi pubblici relativi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009. Per questo scatta la corruzione non essendo più l'amministratore di condominio un privato cittadino che trova un accordo con un altro cittadino, in questo caso l'imprenditore che promette soldi. Non a caso, l'imputazione contestata agli indagati è «corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio» (artt. 319 e 321 c.p.). Si tratta di un pronunciamento importante perchè arriva in un momento nel quale è in discussione una proposta di legge per dare una stretta fissando delle regole precise al processo della cosiddetta ricostruzione privata nell'ambito della quale i proprietari di case danneggiate dal sisma possono affidare direttamente all'impresa individuata molto spesso non alla luce di requisiti oggettivi, l'incarico di ricostruzione. In questa dinamica diventa determinante la figura dell'amministratore di condominio che benchè investito di compiti legati alla regolarità formale della assemblee di condominio, molto spesso è colui che riesce a «piazzare» imprese e tecnici. C'è da ricordare che all'inizio della ricostruzione la legge stabiliva per gli amministratori di condominio un compenso del 2 per cento dell'appalto, oggi invece la percentuale varia a seconda della portata dell'appalto. Nonostante in molti siano stati attenzionati dalla procura, finora nessun amministratore era finito sotto inchiesta per corruzione. L'allarme sull'andazzo tutt'altro che sotto controllo della ricostruzione privata è scattato dopo che qualche mese fa una inchiesta della procura ha evidenziato infiltrazioni del clan dei casalesi negli appalti privati con il coinvolgimento di imprenditori aquilani e campani. La proposta di legge è in discussione tra il governo e i soggetti locali coinvolti nella ricostruzione: in pratica, gli imprenditori aquilani avrebbero ceduto appalti privati ad imprenditori vicini ai casalesi in cambio del 30 per cento della commessa. Alcuni anni fa era finito in carcere Stefano Biasini, figlio di un amministratore di condominio molto noto, per rapporti con la 'ndrangheta dopo che il commercialista di un boss aveva acquisito il 50 per cento delle quote della sua societa« impegnata nella ricostruzione.
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