L'Aquila, testa-coda fatale:
solo 0-0 contro la penultima,
ora la vetta dista sei punti

Valenti (Vitturini)
di Stefano Dascoli
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Domenica 19 Febbraio 2017, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 18:26
L'AQUILA - La maglia del novantesimo anniversario non porta bene: si fa durissima per L’Aquila la corsa promozione. L’inopinato pari contro il Città di Castello penultimo, praticamente in disarmo e imbottito di giovani, fa scivolare il distacco dal Rieti a sei lunghezze, un solco che appare, allo stato, difficilmente colmabile. L’ambiente è ovviamente sprofondato nello sconforto per la grande chance buttata alle ortiche. L’Aquila si è infranta su un vero e proprio muro eretto dagli umbri, un 3-4-3 che è diventato un 5-4-1 in fase di non possesso. L’Aquila si è invece affidata quasi esclusivamente al tiro dalla distanza: pochi spazi e ritmi blandi, con due pilastri come La Vista e Minincleri stranamente appannati. Ne è uscito un primo tempo brutto, con L’Aquila in difficoltà in particolare nella seconda metà: sul taccuino un paio di conclusioni dalla distanza (Sieno e La Vista) e bel colpo di testa ancora di Sieno di poco fuori.

LA RIPRESA
Comprese appieno le difficoltà, Morgia in avvio di ripresa ha cambiato subito. Fuori Gagliardini, dentro Ranelli e passaggio al 4-3-3 con Minincleri più avanzato. Il Città di Castello ha ulteriormente abbassato il baricentro, i rossoblù si sono affidati praticamente solo alla capacità di Valenti di saltare l’uomo e concludere. Sono nati così un paio di tiri insidiosi da fuori. Per il resto si è vista tanta buona volontà, ma con scarsi risultati a livello pratico: Nohman ha battagliato, gli esterni hanno provato a supportare la manovra, ma in attacco è mancato il guizzo vincente e in mezzo si è sofferto. Le assenze hanno pesato eccome: fare a meno di gente come Russo e Peluso, in grado di saltare l’uomo e fare il break decisivo, in partite del genere è letale. Non una scusante, non ce ne sono al cospetto di squadre così chiaramente inferiori (tra l’altro il Città di Castello era in “sciopero” per i mancati pagamenti), ma è un dato di fatto che mai Morgia ha avuto in mano la rosa al gran completo. Cosa succederà ora? Qualche tensione a fine gara c’è stata e nel complesso l’ambiente sembra piuttosto apatico (907 paganti ieri). Il campionato è obbiettivamente difficile da portare a casa. Il tempo e il calendario lascerebbero viva la speranza, ma non vincere contro la penultima della classe, per giunta in difficoltà, è un campanello d’allarme troppo importante per non tenerlo in grande considerazione.

IL DOPOGARA - «Non è facile giocare così, soprattutto quando hai poca gente che salta l'uomo. Tutti quelli che abbiamo erano fuori. In una partita in cui dal primo minuti gli avversari giocano in dieci dietro la linea della palla e ci sono grandi perdite di tempo non avere giocatori forti nell'uno contro uno è un problema». Così si è espresso il tecnico Massimo Morgia a fine gara. «Mi dispiace -ha proseguito - per i giocatori, per la società, per il pubblico. Abbiamo il dovere sacrosanto di andare avanti fino all'ultimo secondo e non mollare mai niente. Dobbiamo cercare di dare il meglio di noi stessi fino all'ultimo. Sei punti sono un distacco importante, ho sempre detto che perdere terreno in questo momento sarebbe stato pesante. Si è fatto tutto più difficile, ma cercheremo di dare tutto fino alla fine».

L’AQUILA – CITTA’ DI CASTELLO 0-0
L’Aquila: Farroni 6; Pepe 6, Mallus 6, Gagliardini 6 (2’st Ranelli 6); Arboleda 6, La Vista 5.5 (13’st Zane 5.5), Steri 5, Minincleri 5.5, Sieno 6 (34’st Pietrantonio sv); Nohman 6, Valenti 6. All. Morgia
Città di Castello: Cosimetti 6.5; La Bua 6 (29’st De Toma 6), Pucci 6, Boninsegni 6; Marconi 6, Iuculano 6.5, Idromila 6, Locchi 6; Franzese 6 (34’st Piergentili sv), Calderini 5.5 (2’st Macagno 6), Kobon 6.5. All. Fiorucci
Arbitro: D’Amato di Siena 4.5
Note: ammoniti Pietrantonio e Nohman. Spettatori 907, abbonati inclusi
 
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