L'Aquila calcio, l'addio di Morgia
e Battisti: lacrime e veleni

L'Aquila calcio, l'addio di Morgia e Battisti: lacrime e veleni
di Stefano Dascoli
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Giovedì 2 Marzo 2017, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 18:27
L'AQUILA - Una conferenza stampa congiunta per salutare la piazza e fare chiarezza: la verità di Massimo Morgia e Alessandro Battisti dopo le dimissioni del primo e l'esonero del secondo, in una sala gremita. Sono arrivati per un saluto anche alcuni giocatori, tra cui La Vista, Brenci, Peluso, Minincleri e Bonvissuto.  "Senza il suo esonero - ha esordito Morgia - non mi sarei dimesso". 

Ha preso la parola Alessandro Battisti, visibilmente commosso: "Volevamo ringraziare chi ci ha supportato. Ringrazio chi mi ha permesso di fare questa esperienza molto importante e gratificante. Ringrazio Chiodi, che stimo e rispetto. L'ho fatto anche dopo L'esonero. Ringrazio Mancini che mi ha chiamato quando scaricavo le mozzarelle in un magazzino. Lo ringrazierò sempre. E ringrazio anche Stefano Cipriani. Oltre alla proprietà mi sento di ringraziare le persone che ci sono state vicine (Battisti, in lacrime, interrompe il discorso, tra gli applausi, ndr). Ringrazio anche Vincenzo Leli, che mi ha dato una grande mano anche per i miei problemi extracalcistici. Mi rimarrà nel cuore. Ringrazio i giocatori, sono convinto ancora che questa è la squadra più forte di tutte, mi auguro lo dimostri fino alla fine. Ringraziare i tifosi è pleonastico: le emozioni nel calcio le regalano le persone che fanno battere il cuore. Quando il presidente mi ha chiamato in estate illustrandomi obiettivi e volontà, considerate le difficoltà, non ultimo il fatto che negli ultimi vent'anni solo otto squadre sono risalite dalla D alla Lega Pro, ho individuato subito Massimo Morgia come persona ideale per questa avventura. A Morgia e al suo staff devo tanto per ciò che mi hanno insegnato. Ciò che hanno fatto per me è un gesto di altri tempi: per venire qui hanno rinunciato a tanto. Mi sento di chiedere loro scusa perché non meritavano tutto questo. Il progetto prevedeva una ricostruzione. Un nuovo modo di interpretare il calcio, con etica, valori, cuore e deontologia al di sopra di tutto. Abbiamo cercato di realizzare un sogno, unendo i valori allo sport. Il progetto Morgia sarebbe stato vincente. Lo dicono i numeri: Morgia nelle sue esperienze in questa categoria, in quattro campionati ha disputato 104 partite vincendone 63, pareggiate 34 e perse 7. Una storia di campionati vinti e successi. Una idea condivisa anche dalla società. L'ho detto al presidente dieci giorni fa: "Vinciamo il campionato, ma se non lo vinciamo l'anno prossimo a marzo passiamo lo straccio". Non voglio parlare del mio esonero. Io credo alle regole. La società ha il diritto dovere di prendere decisioni. Non lo condivido, ma lo rispetto profondamente. Una cosa mi è dispiaciuta in questi giorni: ho letto alcune cose sui giocatori, secondo me sono stati fatti passare messaggi sbagliati e privi di fondamento. Sono passati per mercenari, per gente che si è lamentata di calzettoni e borracce. O che hanno giocato male perché non venivano pagati. La mia storia, e quella di Morgia, parla chiaro: l'etica e il rispetto delle regole in campo e fuori vengono prima di tutto. Ho letto di uno sciopero. Se ci fosse stato un motivo per scioperare sarei stato il primo a farlo. Queste voci sono fango buttato contro chi ha sicuramente giocato male, ma attribuire lamentele è una cosa falsa e meschina. Mi ha fatto male leggere questo. Non avremmo mai permesso una cosa del genere. È stato detto che Morgia non è stato in grado di gestire  il gruppo. Morgia qualsiasi gruppo lo tiene per una p.... sola. La voce dello sciopero è infamante. L'esonero? Mi è stato solo detto che è stato deciso dal Cda. Il presidente mi ha detto che c'era subbuglio nella tifoseria e che bisognava lanciare un segnale. Ho saputo che c'erano soci che hanno votato, legittimamente, ma che non ho mai visto". 

Ha preso la parola Morgia: "Non sono amareggiato e deluso. Di più. Ho 66 anni, sono venuto qua rinunciando a qualcosa di importante. Queste sono le mie seconde dimissioni. Le prime le ho date per un episodio di violenza alla Juve Stabia. Sono venuto qui perché c'era Battisti, persona seria e onesta. Conosciamo tutti ciò che è successo all'Aquila prima. Sono venuto qui per lo stadio, per portare il mio modo di vedere il calcio in controtendenza. Tutto questo mi è stato detto quando sono venuto qui. Ho parlato con Battisti, Chiodi, Ianni, Mancini e Rossi. Con loro ho preso accordi sui miei modi di lavorare e poi, in ultimo, sugli aspetti economici. Ho detto subito che non avremmo dovuto vincere il campionato, ma ho promesso impegno, aggregazione, legame con la città. Non sapevo neanche cosa fossero gli effetti del terremoto, l'ho imparato qui. Ancora di più ho sentito questo dovere di fare qualcosa di importantante, ma su uno stagno pulito. Poi ho capito che c'era un'altra società, molto più influente, molto più determinate. Legata al territorio con una persona, con la tifoseria, legata a un modo di vedere il calcio, vita e rapporti totalmente in antitesi rispetto al mio, quello dell'avvocato Ranucci. Mi sono trovato a gestire una cosa diversa. La componente vera non era quella con cui avevo parlato, chi gestiva in toto risorse  economiche, logicatica non era la proprietà con cui avevo parlato. Questa cosa qui ha destabilizzato l'ambiente fin da subito. Io mi sono ritrovato solo dentro lo spogliatoio dopo pochi mesi: Battisti e Ianni sono stati destabilizzati da chi gestiva quell'area. Tutti gli accordi presi, economici e logistici, sono stati cambiati in sede. I giocatori hanno capito che ciò che si era detto veniva messo in discussione da un'altra parte. A dicembre ho fatto una relazione alla società e io ho alzato i toni. Mi sono sentito preso in giro completamente. Ho detto che bisognava prendere i giocatori, sapevo che due risultati negativi avrebbero compromesso ogni cosa. Questa squadra ha cominciato un percorso a Campo Felice. Sono venuti i tifosi, ma stranamente quel giorno della società non c'era nessuno. Loro mi avevano spiegato tutto ciò che sarebbe successo. Con il Lanusei in casa, dopo la sconfitta di Arzachena, c'è stata una contestazione contro la proprietà. Nella stessa partita sono andato in sala stampa e ho preso le difese di tutti. Da quella partita in poi, vinta, abbiamo fatto 19 partire, vincendone 11, pareggiandone 8 e perdendone una. Media 70 punti. Utilizzando 12 under. Stavamo lavorando come avevo promesso. Mi chiedo se due pareggi, con un campionato da giocare possano scatenate tutto questo pandemonio. È stato organizzato ad arte da chi vuole continuare a stare nella melma. Rimango distrutto dentro. Far lasciare i soldi ai miei collaboratori mi rompe. Sono ragazzi giovani e senza lavoro. Mi scrive gente che ha molto apprezzato. È gente per bene, silenziosa, di famiglia, che non fa rumore, che riempie gli stadi. Ho lottato per questo. Esco sentendomi usatoe preso per il c...., strumentalizzato alla mia età. C'è gente  che viene dall'esperienza del calcio scommesse. Sono notti che non dormo". 

 
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