Bertolaso dopo l'assoluzione:
«Adesso spero di riconquistare
l'affetto degli aquilani»

Bertolaso dopo l'assoluzione: «Adesso spero di riconquistare l'affetto degli aquilani»
di Stefano Dascoli
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Sabato 1 Ottobre 2016, 10:10
L'AQUILA - Guido Bertolaso, quali sono le sue sensazioni alla luce della sentenza di assoluzione?
«Ho due vicende giudiziarie aperte. Questa era molto più dolorosa dell'altra proprio per i significati, le motivazioni, le accuse. Dopo aver dato l'anima per L'Aquila e l'Abruzzo è stato poco piacevole sentirmi dire certe cose».

Facciamo un passo indietro: la vicenda nasce dalla famosa intercettazione telefonica del gennaio del 2011.
«La legge sulle intercettazioni impedisce l'utilizzo di questo genere di telefonate, se non in casi di reati molto più gravi. A meno che non sia il diretto interessato a dare la possibilità alla Magistratura di avvalersene. Il tutto, dunque, nasce perché dopo aver letto l'intercettazione su un quotidiano, sono andato in una trasmissione tv a spiegare quella telefonata. Fui io, consapevolmente, ad aprire le indagini nei miei confronti. Volevo chiarire che quella telefonata non era nata in modo estemporaneo, come è stato detto, per tranquillizzare o altro».

Può spiegarne allora i contenuti e le finalità?
«Quella telefonata nasce per confutare alla signora Stati (allora assessore, ndr) il comunicato stampa che aveva fatto la Regione Abruzzo dicendo, il 30 marzo, che non ci sarebbero stati più terremoti. La mia era una reazione a un comunicato stampa stupido e falso. Sapevo che mi avrebbero sottoposto a indagine e mi sono augurato che tutto venisse archiviato».

Ruota tutto attorno a quella frase: Operazione mediatica.
«La Cassazione, nella sentenza Grandi rischi, ha detto Bertolaso ha fatto bene perché doveva confutare un comunicato stampa sbagliato».

Ne è nato un procedimento giudiziario molto complesso.
«La Procura dell'Aquila per due volte ha chiesto la mia archiviazione. E poi la Procura generale ha deciso di avocare a sé, prima volta nella storia della giustizia aquilana, questo processo. Si avoca quando c'è inerzia, mentre in questo caso non c'è stata nessuna inerzia».

Si è parlato molto, e con toni accesi, della mancata rinuncia alla prescrizione da parte sua.
«Abbiamo ascoltato tutti i testi dell'accusa e dopo abbiamo chiesto che venisse subito fatta la sentenza, senza ascoltare i testi della difesa. Proprio per evitare che si andasse in prescrizione».

Allargando l'orizzonte, si può affermare che nel sisma dell'Aquila non ci sono state sottovalutazioni?
«Si è fatto tutto quello che si doveva fare, forse anche troppo e di più. Forse qualcuno ha captato un messaggio sbagliato. Quello che si è fatto all'Aquila è un lavoro strepitoso, basta fare il paragone con Amatrice, dove c'è povera gente che non sa cosa accadrà domani».

Cosa si sente di dire agli aquilani?
«Che hanno davanti a loro una persona seria e onesta, che ha fatto il proprio dovere allora e ha sempre creduto nella giustizia. Spero di recuperare il loro affetto».

Tornerà all'Aquila?
«Certo, l'ho fatto tante volte in incognito per vedere lo stato di avanzamento della ricostruzione. Lo farò ancor più volentieri».
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