A 15 anni vuole sparare all'amico
per vendicarsi: la polizia lo ferma

A 15 anni vuole sparare all'amico per vendicarsi: la polizia lo ferma
di Gianluca Lettieri
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Sabato 16 Dicembre 2017, 15:16
A 15 anni era pronto a sparare all’ex amico per vendicarsi. È uscito di casa con la pistola del nonno, presa dalla cassaforte, e ha raggiunto Chieti scalo. Ma la mamma si è accorta di tutto e ha lanciato l’allarme: la polizia è riuscita a bloccare il ragazzino armato, vicino a un bar della stazione ferroviaria, prima che potesse premere il grilletto. Si è chiuso con una denuncia per porto abusivo di arma da fuoco l’inquietante l’episodio che si è consumato tra Pescara e il capoluogo teatino. Un episodio, senza precedenti, che avrebbe potuto assumere risvolti tragici se l’intervento degli uomini della Squadra volante non fosse stato così tempestivo. Ora del caso si sta occupando la Procura dei minori dell’Aquila.
LA RICOSTRUZIONE
Maurizio (lo chiameremo con un nome di fantasia perché è un minore), adolescente pescarese di buona famiglia, cova da tempo sentimenti di vendetta verso un coetaneo di Chieti scalo. Quel ragazzino - emergerà poi dal suo racconto - lo ha preso a pugni in faccia, forse per questioni legate a una ragazza. Ma non sono bastati mesi per metabolizzare l’affronto dell’aggressione, magari avvenuta davanti agli occhi di altri amici. Fatto sta che mercoledì pomeriggio Maurizio, che abita con la famiglia in una zona centrale di Pescara, decide di mettere in atto un piano folle: rubare la pistola del nonno e gambizzare l’amico. Riesce a prendere l’arma custodita nella cassaforte di casa perché probabilmente, in precedenza, è riuscito a scoprire la combinazione senza farsi vedere. Con la pistola nascosta in una tasca interna del giubbino, raggiunge la fermata dei mezzi pubblici e sale su un autobus diretto a Chieti scalo. La mamma scopre tutto. Per prima cosa telefona al figlio, che le svela il suo progetto di sangue: «Voglio sparargli alle gambe», ripete. Chissà se, accecato dalla rabbia, è veramente pronto a fare fuoco. Chissà se vuole solo spaventare il rivale in amore mostrandogli la pistola. Di certo non c’è un secondo da perdere. Così la donna, terrorizzata, chiama il 113. Gli addetti alla sala operativa della Questura di Pescara girano immediatamente la segnalazione ai colleghi di Chieti. La mamma descrive nel dettaglio l’abbigliamento del figlio e indica a grandi linee la posizione in cui potrebbe trovarsi l’adolescente. Sono attimi drammatici. Dopo pochi minuti, Maurizio viene individuato dai poliziotti. È nei pressi di un bar, da solo, nella zona della stazione. È in attesa dell’ex amico, a cui probabilmente ha già dato l’appuntamento. Un faccia a faccia che, nelle intenzioni di Maurizio, dovrebbe trasformarsi in una spedizione punitiva. Quando vede gli agenti, il quindicenne capisce tutto e non fa resistenza, ammettendo di avere con sé la pistola, ancora nascosta nel giubbino e pronta a sparare. I poliziotti lo disarmano e lo portano negli uffici della Questura teatina. Qui viene ascoltato dagli investigatori, che avvisano anche i genitori del ragazzo e il Tribunale dei minori dell’Aquila.
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