MAXXI
Lolli è più che ottimista anche sul trasferimento all'Aquila del Polo museale d'Abruzzo, che oggi si trova a Chieti. «Con il ministro abbiamo parlato anche di questo e c'è massima apertura da parte sua per il trasferimento - prosegue - Avremo poi il Maxxi che vale 20 volte di più di una Soprintendenza». A chi ha accusato Franceschini di «aver dato solo dei contentini» al capoluogo, prima di privarlo della sua Soprintendenza, Lolli replica: «Il ministro è una persona di cui gli aquilani si possono fidare e ha dimostrato molte volte di tenere alla città. Non ci sarà nessuna spoliazione». In accordo con il sindaco, Massimo Cialente, che l'altro ieri ha attaccato duramente i «campanilismi» nati dalla vicenda alzando bandiera bianca con Chieti, Lolli aggiunge: «Sono la malattia più grave della nostra regione, non credo di aver mai fatto nella mia vita politica una sola battaglia campanilistica. È un modo sgangherato di fare politica, sono posizioni di debolezza, mai di forza».
L'OPPOSIZIONE
Le polemiche tuttavia non si placano e il consigliere comunale di L'Aquila città aperta torna a bacchettare Cialente che ha invitato ad abbassare i toni anche sulla vicenda del trasferimento della sede Arap. «Di Cialente ricordiamo le esternazioni degli ultimi anni contro Chiodi, Berlusconi, il Presidente della Repubblica e altri, condite di populismo e demagogia - dice Giorgio De Matteis - Oggi è triste constatare, per chi, come lui, è al crepuscolo dell'azione politica, come sia ridotto a zerbino politico del governo Renzi - Franceschini e del presidente D'Alfonso. Evidentemente Cialente ha ormai ridotto la sua presenza politica in questa città ad un supino atteggiamento di sottomissione nei confronti di queste persone». Per il segretario del Pd dell'Aquila Stefano Albano «Si tratta della mancanza di una visione unitaria e di un progetto comune, in cui i territori abbiano ruoli diversificati da valorizzare per il bene comune, il bene degli abruzzesi. Mancando questo telaio ideale e programmatico, è automatico che i territori e le province finiscano con eleggere il sospetto a principale motore dell'azione politica, e concentrarsi sulla rivendicazione piuttosto che sulla proposta. Tutto è visto in chiave spartitoria o predatoria».
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