Viterbo, fanghi industriali e amianto
nei campi di pastori calabresi

Viterbo, fanghi industriali e amianto nei campi di pastori calabresi
di Alessia Marani
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Lunedì 10 Febbraio 2014, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 12:47
VITERBO - L’altra estate a Civita Castellana s’era affacciato pure Angelo Deodati, altro signore dei rifiuti conterraneo di Manlio Cerroni, ex sindaco di Pisoniano, paesino sui monti prenestini, e patron di Malagrotta, arrestato a Roma un mese fa per associazione a delinquere finalizzata alla gestione dei rifiuti. All’idea di trasformare però un’ex cava in una possibile maxi-discarica alle porte della Capitale, allora s’erano opposti i comitati locali e il sindaco Gianluca Angelelli.



GLI INTERVENTI

Il territorio della Bassa Tuscia (e del Viterbese in genere) fa gola però a chi dei rifiuti fa business non solo cercando le autorizzazioni. E lo confermano i diciannove interventi della Guardia di Finanza che nel 2013 ha smascherato l’esistenza di altrettante discariche abusive fra la città delle ceramiche, Castel Sant’Elia, Nepi e Monterosi, portando alla denuncia di nove persone. Con oltre centomila metri quadrati di terreno messi sotto sequestro e circa 400mila chilogrammi di rifiuti industriali interrati e riportati alla luce.

E molti dei quali di grande pericolosità: fiumi di percolato d’amianto e fanghi provenienti da fabbriche che anziché essere smaltiti con le (costose) procedure di recupero indicate dalla legge, finivano in appezzamenti di terreni privati. E che privati.



PECORAI REGGINI

In alcuni casi, i terreni trasformati in discarica, infatti, sono risultati intestati a pastori. Pastori in trasferta, però, in arrivo dalla provincia di Reggio Calabria. In particolare da Monasterace, centro di tremila anime sulla costa jonica, estremità nord della Locride. Dove sono attive ’ndrine finite nel mirino delle Procure antimafia per i loro interessi negli appalti nel campo dell’edilizia e nella gestione dello smaltimento illegale dei rifiuti. Pecorai, dunque, che all’improvviso hanno deciso di portare al pascolo le loro bestie a settecento e passa chilometri di distanza ma qui, invece delle pecore, le fiamme gialle hanno trovato rifiuti. Una strana casualità.



TERRA DEI FUOCHI

Le cave dismesse, innanzitutto; poi i terreni privati lontani da occhi indiscreti. Se tra Napoli e Caserta la “terra dei fuochi” ora fa paura e lo Stato comincia a muoversi, il rischio secondo i beninformati che i clan che hanno in mano il business dello smaltimento illegale stiano cercando nuove rotte è tanto alto quanto ovvio. E la Tuscia resta nel mirino. Come aveva già in parte dimostrato l’operazione Giro d’Italia del Noe dei carabinieri: tonnellate di rifiuti e fanghi industriali dirottati dal Nord Italia in discariche viterbesi. Un maxi-processo finito in prescrizione.
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