Non ci sono gufi o criticoni che tengano. «L'effetto traino è già palpabile - aggiunge l'assessore Giacomo Barelli, spalla di Michelini nel secondo tour milanese in 5 giorni -: martedì ospiteremo a Viterbo l'ambasciatore cinese in Italia». E il 23 maggio sindaco, giunta e una delegazione di facchini di Santa Rosa saranno di nuovo qui sotto, tra i ristoranti regionali di «quel genio di Farinetti» per iniziare una serie di focus tematici sul Lazio. L'idea è venuta al patron di Eataly e al governatore Nicola Zingaretti, anch'egli presente a Expo per inaugurare il padiglione Lazio nel Palazzo Italia.
L'idea è questa: visto che la Macchina è l'ambasciatrice della nostra regione, spiega Zingaretti, «organizzeremo sotto al Campanile che cammina una serie di focus tematici sul Lazio». Marketing territoriale, con Viterbo in primo piano. Si inizierà a parlare di termalismo con la stampa specializzata, il 23 maggio appunto, e si proseguirà con le bellezze del Tuscia e del resto delle province. Sempre qui sotto. Usando come bussola questa scultura alta 30 metri. Che di giorno, in questo enorme parco giochi del gusto, rumoroso e colorato, sembra un'opera d'arte un po' spaziale. «Ma di notte, illuminata, con Santa Rosa che si staglia in alto è uno spettacolo unico», assicura - con prova fotografica dal cellulare - Enrico Panunzi, consigliere regionale che non si è perso il blitz insieme a Maurizio Palozzi, consigliere della neo Provincia.
Il resto della giornata è fatta di brindisi e tagli del nastro. Prima nel padiglione Lazio (da vedere Palazzo Farnese in 3D), poi nella casa del vino. E qui Michelini, sindaco che vien dalla campagna, nel senso del mondo agricolo, si gonfia il petto illustrando le capacità - quasi taumaturgiche - dei nettari nostrani. Poi il pranzo con Zingaretti sempre da Eataly - carbonara e abbacchio per tutti, altrimenti non si esce vivi - prima di lasciare i padiglioni. L'Albero della Vita, davanti al Palazzo Italia, zampilla sulle note dell'Ombelico del mondo. Michelini se la ride: «Beh, anche noi, questa volta ci siamo, dai».
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