Viterbo, due anni di crisi e rimpasti in Comune: è nata la giunta “Michelini 5”

Viterbo, due anni di crisi e rimpasti in Comune: è nata la giunta “Michelini 5”
di Carlo Maria Ponzi
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Giovedì 11 Giugno 2015, 11:17
VITERBO - E cinque. A tanto ammontano le giunte, tra rimpasti e rimpastini, varate in due anni di amministrazione dalla maggioranza che sostiene il sindaco del capoluogo. Dopo ventiquattro mesi di governo vennero per il sindaco Leonardo Michelini i giorni della cinquina. Dal suo insediamento (lunedì 10 giugno 2013) al tempo presente, il primo cittadino ha dovuto infatti mettere mano al suo esecutivo, coi cosiddetti "rimpastini", ben cinque volte. Per varie cause, alcune esplicite, altre indicibili, molte extravaganti (almeno per l'uomo della strada).



Il primo esecutivo fu nominato il 17 giugno 2013. Michelini tenne per sé lo Sviluppo economico e apparecchiò la squadra con Lisetta Ciambella (vice sindaco, Bilancio), Giacomo Barelli (Cultura, turismo e grandi eventi), Fabrizio Fersini (Servizi sociali), Alvaro Ricci (Urbanistica, centri storici), Raffaela Saraconi (Lavori pubblici, rifiuti), Raffaella Valeri (Pubblica istruzione), Alessandra Zucchi (Affari generali). Il 18 settembre Michelini cede lo Sviluppo economico e il termalismo a un tecnico: Tonino Delli Iaconi, fresco ex direttore di Unindustria.



A cavallo tra il 2013 e il 2014, l'opposizione rispolvera un presunto conflitto d'interessi in salsa viterbese. Ne è vittima Giacomo Barelli, esponente di Viva Viterbo, accusato di essere la quinta colonna della Fondazione Caffeina. Nel marzo il sindaco, per far diradare il polverone, sposta Delli Iaconi alla Cultura (pur conservandogli il termalismo) e affidare a Barelli le deleghe Attività produttive e Milano Expo.



L'autunno del 2014 è fonte di profondi scricchioli nella coalizione che, dopo un ventennio dominato da governi di centrodestra, avava issato le bandiere del centro sinistra sulla torre dell'Orologio. Dopo una estenuante verifica, a volte non lontana dal "tutti contro tutti", Michelini ricompatta la squadra con una staffetta: Saraconi è costretta a cedere a Ricci i lavori pubblici, ricevendo in cambio l'urbanistica. E i rifiuti, che fine fanno? Arriva in via Ascenzi un tecnico, il docente di Unitus Andrea Vannini, che prende in carico una materia che in queste ultime ore si è fatta incandescente, con un'indagine della Procura della Repubblica che promette sorprese a non finire.



Il 2105 offre le dimissioni di Fersini (marzo) e in sequenza di Valeri (maggio) e Zucchi (giugno). Arriva il quinto rimpasto, frutto della deprimente lotta tra le tribù del Pd, inzeppato di "buoni a nulla ma capaci di tutto" (copyright Enzo Biagi). Dopo bibliche convulsioni sul numero degli assessori, l'asticella della "Ruota della fortuna" versione assessorile si ferma sulla casella dell'8. Ieri sono così entrati nella squadra due esponenti dem per accontentare divaricanti liturgie pieddine: Alessandra Troncarelli e Sonia Perà.



Ora che Michelini ha fatto cinquina, riuscirà finalmente a fare tombola? Ovvero, fuor di metafora, sarà in grado di evitare ulteriori rimpasti da qui alla fine della consigliatura (primavera del 2018)?
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