Da semplice persona informata sui fatti, Fiaschetti è ora indagato per tentata concussione. Reato già ascritto all’ex assessore regionale all’Agricoltura, Angela Birindelli. È ascoltando una telefonata tra quest’ultima e l’ex sindaco Giulio Marini all’epoca delle prime indagini sulla cosiddetta ”macchina del fango” che gli investigatori vengono messi sulla strada per Verona.
E a Verona gli uomini del pm Massimiliano Siddi sono tornati alcune settimane fa, con deviazioni nella vicina Reggio Emilia dove ha sede un’agenzia di organizzazione eventi internazionale. È dopo questi viaggi che la posizione di Fiaschetti si sarebbe fatta più nitida agli occhi degli inquirenti. Insomma: Birindelli e Marini (al momento indagato per abuso d’ufficio) si sarebbero dati da fare perché l’organizzazione del padiglione, nonché l’aspetto della comunicazione e promozione, fossero assegnati alla ditta ”amica”.
Ma andando a verificare gli assetti societari delle aziende riconducibili a Fiaschetti (il quale, lasciata la Viterbese, vivrà una breve parentesi alla presidenza dell’Interporto di Orte) salterebbero fuori le sorprese.
Come il tentativo di estromettere la società più grande, che nel 2011 prese lavori dall’Ente Fiera di Verona per quasi 3 milioni di euro (allora non ancora elargiti) per favorire invece l’anno dopo un paio di aziende più piccole, stavolta a diretto appannaggio dell’imprenditore viterbese. Operazione che non andò in porto perché sulla gestione laziale dell’evento erano già sorte le prime ombre e l’Ente Fiera preferì agire in autonomia.
Ma se tutto fosse filato liscio, nelle casse delle due aziende sarebbero finiti 1,9 milioni di euro. L’agenzia di comunicazioni nel frattempo volò a Londra per l’organizzazione dei giochi olimpici. Così pure Fiaschetti.
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