Picone cambia “mischia”: dal rugby ai Facchini di Santa Rosa

Picone cambia “mischia”: dal rugby ai Facchini di Santa Rosa
di Massimo Chiaravalli
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Martedì 28 Luglio 2015, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 12:47
Un azzurro per Rosa. In mischia col ciuffo e fermo: nella formazione dei Facchini c'è anche Simon Picone (nella foto), stella del rugby. Sette anni in nazionale, cinque scudetti, una coppa Italia e una supercoppa vinti con la Benetton Treviso. Lo scorso maggio, a 33 anni, ha appeso gli scarpini al chiodo ma ha subito indossato quelli neri per la prova di portata: ingaggiato. Come l'ha presa? «Mi sembra di essere tornato a 10 anni fa, quando mi convocarono la prima volta in nazionale».

E meta per il Sodalizio. Picone è un mediano di mischia. Nato a Roma, dove ha vissuto qualche anno, si è poi trasferito a Viterbo. Qui ha iniziato con la palla ovale, rimanendo nella squadra locale dal '94 al 2000. Dopo Rugby Roma e Silea, dal 2002 al 2012 due lustri a Treviso, dove ha vinto di tutto.



E tra il 2004 e il 2010 ha vestito la maglia della nazionale: è uno che nel 2008, al “Sei nazioni”, ha fatto meta all'Inghilterra, pure se è finita 23 a 19 per loro. Adesso entra in un'altra mischia. «Ma quella dei Facchini – dice Picone – è sempre una squadra, dove ho tanti amici. Sarà un'esperienza importante, una cosa che lascierà il segno per sempre: stai sotto a un colosso». Fa più paura questo o quelli avversari? «In campo li devi fermare, qui lo devi trasportare».



La Macchina è una vecchia “fissa”, del resto non si contano i rugbysti viterbesi che negli anni si sono caricati la Macchina sulle spalle. «Da piccolo - continua Picone - l'ho sempre vista, il Trasporto è unico in Italia. Poi per i vari impegni l'ho persa un po' di vista, però mi è sempre piaciuto pensare che un giorno l'avrei portata. Essendo rientrato a Viterbo e avendo smesso di giocare, perché non provarci?». Attenzione: non è un'operazione di marketing. Lo dimostra il fatto che la prova l'aveva già effettuata due anni fa, quando era in attività, e non è stato preso. Certo, l'impegno sarebbe stato incompatibile con il rugby, «perché ad agosto si parte con la preparazione e a settembre inizia il campionato», ma intanto ci ha provato.



In questi giorni invece ha saputo di avercela fatta. «Mi è sembrato di rivivere 10 anni fa – spiega – quando mi convocarono nella nazionale maggiore. Sarà un'emozione incredibile. La Macchina è bella anche sotto l'aspetto religioso. I Facchini? Mi hanno accolto a braccia aperte, dandomi subito dei consigli». Il 10 maggio su Facebook scriveva: «Si chiude un capitolo. Grazie a chi mi ha sostenuto in questi meravigliosi anni». Adesso se ne apre un altro. «Mi auguro di restare molto. Non so ancora quale sarà il mio ruolo – conclude – ma voglio fare carriera anche qui». La mischia c'è, cambia solo la divisa.