IL PIANO
Il progetto dell'accorpamento tra i punti nascita della città etrusca e quello di Civitavecchia sta insomma sollevando un polverone: entro il 30 giugno nel presidio ospedaliero di Tarquinia resterà l'attività ostetrica come casa di maternità, mentre i parti avverranno al San Paolo. Lo dice il decreto firmato a novembre dal governatore Nicola Zingaretti, secondo il Programma operativo regionale. Ma i tempi potrebbero accorciarsi: il direttore generale della Asl Roma F, Giuseppe Quintavalle, ha chiesto che l'accorpamento avvenga in tempi più brevi per poter assorbire il personale ora impiegato a Tarquinia, per sopperire così alla carenza di camici bianchi a Civitavecchia. Lì il reparto di pediatria da gennaio funziona solo dalle 8 alle 20: significa che mancando l'assistenza ai neonati durante la giornata, molte partorienti emigrano verso Tarquinia per dare alla luce i propri bebè. Un caso eclatante avvenne a fine gennaio quando tre gestanti civitavecchiesi "sfrattarono" i pazienti di ortopedia in lista perché nella struttura etrusca esiste un'unica sala operatoria.
LA POLEMICA
Talotta boccia senza appello l'operazione che, nata per salvare capra e cavoli (a Tarquinia il progetto della casa della maternità e a Civitavecchia il punto nascite), rischia di scontentare un po' tutti. Parte da Viterbo, il politico-sindacalista, per dimostrare che lo stato di salute della rete perinatale locale non è affatto buono: «L'ostetricia di Belcolle, praticamente unico polo dell'Alto Lazio - sottolinea - non garantisce il cosiddetto parto in analgesia, come già avviene in molti ospedali e ha una sala operatoria in fase di realizzazione, nonostante il bisogno di rispondere a situazioni indifferibili».
BELCOLLE
«Dopo la chiusura dell'ostetricia di Civita Castellana - denuncia quindi Talotta - ecco un altro pezzo della Asl di Viterbo che prende nuove direzioni e va ad aumentare le potenzialità sanitarie del territorio romano». La soluzione? «Prima di impiegare risorse economiche in un progetto che fa acqua da tutte le parti, si dia priorità - conclude - al potenziamento dell'ostetricia di Belcolle con un incremento del personale e la messa in funzione della sala operatoria, con parto in analgesia». Per garantire il quale, Macchitella avrebbe l'assegnazione di tre anestesisti.