Migranti, il Prefetto: «La Tuscia al momento può ospitarne 220»

Migranti, il Prefetto: «La Tuscia al momento può ospitarne 220»
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Sabato 27 Giugno 2015, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 18:10
«Finora abbiamo registrato una generale tranquillità nell'accoglienza dei migranti, tranne sporadici casi che andrebbero chiamati di intolleranza ma che voglio definire di vivace dissenso, avvenuti a Canino e San Lorenzo Nuovo». Rita Piermatti, appena insediata in Prefettura al posto di Antonella Scolamieri, affronta il tema dell'emergenza immigrazione, intervenendo al convegno organizzato ieri l'altro dal deputato viterbese del Partito democratico, Alessandro Mazzoli; con ospite Enzo Amendola, capogruppo Pd alla commissione Esteri.

Dal dibattito sono emerse le luci (tante) e le ombre (poche) dell'accoglienza nel Viterbese: dal caso scuola di Tessennano, dove vengono ospitati minori non accompagnati, al j'accuse dell'Arci verso «strutture di prima accoglienza tirate su alle ben'e meglio».

Il nuovo prefetto ha spiegato che - al momento - la provincia ospita 196 richiedenti asilo nelle strutture di accoglienza che hanno vinto il bando. Strutture che si trovano in sei comuni: Orte, Viterbo, Graffignano, Canino, San Lorenzo e Celleno.



«La formula scelta dal mio predecessore, ovvero quella di strutture piccole, ha consentito di spalmare gli stranieri in piccoli gruppi per meglio gestirli. A oggi - ha continuato Piermatti - abbiamo un totale di 220 posti per la prima accoglienza, di cui solo 196 occupati. I nuovi arrivi verranno assegnati dal tavolo di coordinamento presso la prefettura di Roma».

A Tessennano, invece, un caso unico (solo Bologna fa altrettanto). «Abbiamo partecipato a un bando europeo - ha spiegato il sindaco Ermanno Nicolai - per l'accoglienza di minori: nell'arco del 2015 ce ne assegneranno 50. Sono sia maschi che femmine. Arrivano da noi con i pidocchi, hanno anche la scabbia. Molte ragazzine erano piene di fratture: le abbiamo fatte operare in accordo con la Asl. Noi li curiamo e diamo loro una prima alfabetizzazione. Siamo fieri del nostro impegno».

Alcuni nei nel sistema sono invece stati segnalati da Alessandra Capo dell'Arci, associazione che si occupa di 40 rifugiati in prima accoglienza (il bando prefettizio) e 160 in seconda. E accusa: «Le prime strutture spesso sono improvvisate e calate sui territori senza che l'ente locale sia coinvolto. Non offrono la necessaria assistenza, soprattutto legale, che invece - ha concluso - è fondamentale per i richiedenti asilo».