Bombardamenti su Viterbo
70 anni fa le prime raffiche

Bombardamenti su Viterbo 70 anni fa le prime raffiche
di Carlo Maria Ponzi
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Lunedì 29 Luglio 2013, 11:46
VITERBO - Ventinove luglio 1943. Ore 14,10. Sul cielo del capoluogo volano 36 “Liberators” della Royal Air Force. Hanno un obiettivo: la ferrovia di Porta Fiorentina e l’area dell’aeroporto, in mano i tedeschi.

In un attimo, l’inferno, con la distruzione di strade, velivoli, capannoni, binari. Reso più acre «da una enorme nuvola di fumo nero che dai depositi dei carburanti colpiti si levava ad oscurare il sole», raccontò Sandro Vismara, storico corrispondente del Messaggero.



Il 29 luglio di settant’anni fa, l’indomani la seduta del 25 luglio con il quale il Gran Consiglio del fascismo decretò la fine di Benito Mussolini, Viterbo cominciò a vivere la prima, lugubre giornata delle tante che si srotolarono fino al 9 giugno del 1944, allorquando la città fu liberata e il capitano inglese John Kane e il sergente italo-americano Antony Lancione presero possesso del palazzo della prefettura. L’esordio dei bombardamenti fu subito seguito da un bis di rilevante impatto il 15 e il 16 agosto.



Il giorno di Ferragosto, la spedizione di 24 “Liberators” della Raf fu infatti intercettata dalla Flak (la contrarea tedesca), installata tra Ponte dell’Elce e il bivio per Tuscania sulla Cassia. «Il fuoco di sbarramento – raccontò Vismara – fu infernale e per un’ora gli inglesi tentarono invano di superarlo, girando e rigirando tra i laghi di Bolsena e Vico».



Gli effetti non furono nefasti: le bombe sganciate sulle vie Vanni e Cavour non provocarono vittime. Ma il giorno dopo, la Raf si ripresentò e riuscì a di nuovo a martellare sull’aeroporto.



La città visse tre distinte fasi sotto le bombe: quella appena descritta, poi, gennaio-febbraio ’44; infine maggio-giugno ’44. Il 17 gennaio 1944 fu la giornata più tragica delle diverse incursioni aree che impegnarono gli anglo-americani a copertura dello sbarco di Anzio e Nettuno.



Il principale obiettivo dei “Wellington” furono ancora gli impianti ferroviari. L’esito stilato al termine dell’ultimo anno di guerra? Oltre 1.000 morti, 600 case di abitazioni civile distrutte, altre 300 gravemente danneggiate, e tanti monumenti (su tutti le chiese di S. Sisto e S. Francesco) ridotti in polvere.
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