VISTI ALLO SPECCHIO
I ruoli sono ovviamente diversi. Marini rivendica quanto è stato fatto come legittimazione della richiesta di un rinnovato consenso. Michelini imputa la condizione di disagio di Viterbo e dei viterbesi anche all’incapacità della giunta uscente nel dare risposte efficaci ai problemi della crisi sociale ed economica che colpisce anche la Tuscia. In una competizione sempre più personalizzata, entrambi confidano su se stessi e sulla loro immagine. Marini in quanto rifederatore del centro-destra, arrivato frammentato e diviso al voto, nonché come garante di una continuità additata come fattore di stabilità amministrativa. Michelini presentandosi come un candidato “nuovo” rispetto alla politica tradizionale, in forza di un passato imprenditoriale che, anche a Viterbo, egli auspica possa risultare il decisivo valore aggiunto per le sorti della coalizione di centro/centro-sinistra che lo sostiene.
IL RUOLO DEL CETO MEDIO
Le sorti di entrambi e delle loro coalizioni – in virtù anche degli apparentamenti e del sostegno che comunque potrà arrivare da chi votò per le altre liste – dipenderà dalle scelte che il ceto medio locale (imprenditoriale, commerciale, professionale, intellettuale) vorrà ribadire – rispetto al primo turno -, mutare o addirittura ribadire con ancor maggiore ampiezza. Perché il fatto nuovo che si è profilato è proprio questo: una considerevole componente di quel ceto medio, moderato e però desideroso di trovare risposte alle sfide della crisi, sta meditando se non affidare più il proprio voto al centro-destra (e per esso a Marini) e invece sostenere Michelini, ma più per la sua storia personale e imprenditoriale che in quanto candidato anche della coalizione di centro-sinistra.
LE RAGIONI DEL VOTO
Prevarranno le ragioni della continuità o le aspettative di innovazione? Ovvero, sapranno le logiche di una contesa di natura amministrativa corrispondere ad effettivi mutamenti sociali e culturali negli equilibri tradizionali della comunità locale? Pochi giorni e lo sapremo. A questo punto la parola spetta agli elettori viterbesi, i quali per la prima volta da 20 anni a questa parte sono nella condizione di determinare o meno una discontinuità nella vita della comunità locale. Proprio in questa ottica occorrerà verificare la voglia di partecipazione rispetto al primo turno e quindi l’interesse di contare nella scelta definitiva per decretare il vincitore.
* docente di Storia contemporanea
all’Università della Tuscia
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