Soccorsi a rischio, senza soldi
le ambulanze della Croce rossa

Soccorsi a rischio, senza soldi le ambulanze della Croce rossa
di Alessia Marani
2 Minuti di Lettura
Martedì 23 Settembre 2014, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 22:48
VITERBO - Senza soldi da febbraio. Mai arrivati i rimborsi per le spese di mezzi e personale delle quattro postazioni della Croce rossa che sul territorio garantiscono i soccorsi in convenzione con il 118.

A bocca asciutta restano, dunque, i comitati locali di Canino, Civitella d’Agliano, Orte e Viterbo. Mancano all’appello, tra i 500 e i 600 mila euro.



I TAGLI

E il tutto alla vigilia dell’aggiudicazione del nuovo bando da 21 milioni di euro che prevede una nuova assegnazione delle postazioni viterbesi, addirittura con un taglio di vetture: due ambulanze (quelle di Canino e Civitella) e mezzo (un turno a Viterbo) in meno per 660 mila euro in più di spesa. «Il pericolo - spiegavano gli operatori all’epoca dell’avvio della gara - è che un territorio così vasto resti scoperto e che l’unica speranza per raggiungere l’ospedale di Belcolle, o in casi più gravi, quelli romani, sarà il trasporto in elicottero. Ma chi porterà il paziente all’atterraggio dell’elisoccorso?».



Solo la postazione di Canino, per esempio, garantisce il soccorso anche ai comuni di Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Piansano, Valentano, Tessennano e Arlena. Qui sono stati fatti in un anno più di 663 interventi, di media due al giorno, di cui l’8% in codice rosso.



C’è di più la Cri da ente pubblico sta diventando privato. Un passaggio delicato, importante anche per poter partecipare ai bandi in cui gareggiano i privati. E mentre sul fronte nazionale (vedi gli sbarchi di immigrati sulle coste) e internazionale (la polveriera del Medio Oriente, per citare un fronte) il suo ruolo è sempre più strategico e riconosciuto, a livello locale rischia di perdere terreno. Mettendo in un angolo i suoi operatori e volontari professionalmente più qualificati per lasciare spazio alle ambulanze private, pronte a ribassare i costi all’osso.



I comitati locali sono allo stremo: se i soldi non arrivano sarà difficile sostenere il pagamento degli stipendi degli infermieri professionali (finora stanno anticipando con difficoltà le cooperative che li gestiscono), provvedere all’acquisto dei farmaci o mettere benzina ai mezzi di soccorso. I rubinetti sono chiusi, nonostante l’Ares abbia provveduto recentemente a saldare quote del 2012 e del 2013 alla Cri centrale.