Comune, il giorno della resa dei conti: accordo ancora lontano

Comune, il giorno della resa dei conti: accordo ancora lontano
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 26 Febbraio 2015, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 12:44
«Se oggi non si vota mi dimetto». Qui si fa il presidente del consiglio comunale o si muore. Il sindaco Leonardo Michelini lancia l'ultimatum dopo l'ennesima giornata campale. In cui i sette dissidenti del Pd hanno cercato di bruciare il capogruppo di Oltre le mura, Maurizio Tofani, tirando in ballo altri nomi delle liste civiche. Ma a tarda sera, la quadra ancora non c'era. Il gioco dell'oca ricomincia stamattina, prima del consiglio, in programma alle 15,30. E non è detto che su un nome gradito non torni in campo la minoranza, spostando così a destra l'asse del comune.

POMERIGGIO CONVULSO

La giornata è partita con i sette dissidenti riuniti per conto loro, l'ala renziana e quella panunziana, mentre il confronto ufficiale era per le 16,30. Ma il capogruppo Francesco Serra, Marco Volpi, Mario Quintarelli, Melissa Mongiardo, Patrizia Frittelli, Alessandra Troncarelli e Arduino Troili non si sono presentati. Molti di loro però si sono visti insieme a Sandro Mancinelli, spin doctor della parte renziana. All'inizio sono stati irremovibili: «Tofani non lo voteremo mai», ha fatto sapere Serra. Poi c'è stata un'apertura buttando nella mischia nomi come Sergio Insogna (Oltre le mura) e Maria Rita De Alexandris (Viva Viterbo), difficilmente spendibili a fronte delle candidature di Filippo Rossi da una parte e Tofani dall'altra.

CONTATTI CON FIORONI

A palazzo dei Priori la riunione ufficiale con la maggioranza e l'altra parte del Pd: Martina Minchella, Christian Scorsi, Augusta Boco, Aldo Fabbrini e Daniela Bizzarri. I cellulari? Roventi. Si dialoga con i sette, si formano capannelli ogni 30 secondi, le riunioni sono separate e continue. Non solo nell'ufficio del sindaco, ogni angolo è buono. Probabilmente qualche squillo è partito anche da e per la Capitale con il deputato democrat Giuseppe Fioroni. Resta da capire cosa succederà oggi. Viva Viterbo e Oltre le mura dovrebbero avere in casa il futuro presidente del consiglio. Ma non si sa ancora chi sia. Se ne riparlerà stamattina, quando ci si vedrà di nuovo per scongiurare che nel pomeriggio la barca naufraghi. Ma non è escluso che nel segreto dell'urna parte della minoranza possa sostituire i sette dissidenti del Pd. In questo modo l'asse di palazzo dei Priori si sposterebbe a destra e comunque la soluzione sarebbe tutt'altro che indolore.

LO SFOGO

In mezzo a questo bailamme, il sindaco alza la voce. «Ho preteso io che si votasse oggi – dice Michelini – perché qualcuno ha anche provato a rimandare a martedì prossimo. Ma io non ho intenzione di mantenere in essere una situazione di scarsa efficienza del comune. Sono stato eletto per amministrare questa città e non intendo abdicare». A meno che non sia proprio costretto. «Se devo fare il segretario di partito o il politico che trova la sintesi tra tutti – continua – io non ci sto e lascio spazio ad altri». Più esplicito? «O si fa il presidente o prendo atto che con una maggioranza di 23 voti non siamo in grado, quindi avanti altri sindaci perché non voglio tradire le aspettative dei cittadini». Michelini è un fiume in piena, oscilla tra la voglia di mandare messaggi e quella di mollare. «Non accetto di rimanere sospeso: se non eleggiamo il presidente oggi – attacca – significa che questo centro sinistra non è in grado di amministrare la città. Il nome? Un candidato delle liste civiche». Ha già pronta la lettera di dimissioni? «Non è un problema per me, ci metto poco a scriverla». Carta e penna stanno sul tavolo, basta vedere se è il caso di usarle.